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" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

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Tremonti, telefonata con Berlusconi:

chiarire o sono pronto a lasciare

Il ministro dopo le critiche:

no alla linea della spesa pubblica

ROMA — È stato un colloquio tesissimo. Durante il quale Giulio Tremonti ha chiesto a Silvio Berlusconi una scelta di campo netta e definitiva.

O la linea europea, quella del rigore e della ragionevolezza sui conti pubblici, o quella della spesa. Ben interpretata, secondo il ministro dell’Economia, dai concetti espressi da Gianfran­co Fini ieri sul Corriere della Sera. È stato quasi superfluo aggiungere che lui, Giulio Tre­monti, non rimarrebbe un mi­nuto di più al suo posto nel go­verno se il premier dovesse scegliere la via facile della spe­sa pubblica. Doveva essere

Fini, gelo su Tremonti e il posto fisso

"Il premier? Apprezzo il suo impegno"

Il nodo Regionali: Lega, la doppia candidatura in Veneto e Piemonte crea problemi. "Galan? Caso delicatissimo"

2009-10-23

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

Dal Sito Internet di

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2009-10-20

 

CORRIERE della SERA

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2009-10-28

per il ministro dell'Economia si profila la presidenza di un nuovo organismo

Berlusconi-Tremonti, intesa ad Arcore

Spunta l'ipotesi di un comitato ad hoc

Bonaiuti: tutto chiarito. Il premier ha ribadito la piena fiducia nel ministro. Concertazione sui temi economici

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Bossi: "Sì a Tremonti vicepremier". Ma arriva il no del Pdl (26 ottobre 2009)

Villa San Martino, ad Arcore, è spesso teatro dei vertici politici più delicati per Silvio Berlusconi (Ansa)

Villa San Martino, ad Arcore, è spesso teatro dei vertici politici più delicati per Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - Un'ora di incontro a Villa San Martino per un chiarimento che era atteso con apprensione nel centrodestra. Silvio Berlusconi e Gliulio Tremonti dovrebbero avere raggiunto un'intesa in grado di salvaguardare la tenuta della maggioranza senza alcun contraccolpo. A partire dal fatto che non vi sarebbe alcuna ipotesi di dimissioni per il ministro dell'Economia. Il premier, nella cornice che gli è congegnale della sua residenza di Arcore - dove è stato trattenuto per tutta la giornata da una lieve forma di scarlattina -, ha dunque svolto il ruolo di pompiere.

"AMPIA FIDUCIA" - A quanto si apprende da fonti di governo, Berlusconi avrebbe ribadito al suo ministro di avere in lui "ampia fiducia" e avrebbe anche confermato la tesi espressa ieri che parlava di "rigore dei conti e sviluppo". Tremonti, dal canto suo, ha lasciato la Brianza senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti, anche se poco più tardi le agenzie hanno citato fonti a lui vicine definendolo "soddisfatto" del colloquio con il Cavaliere anche per aver avuto "la conferma di un forte rapporto personale e affettivo con il presidente". "È stato chiarito ogni equivoco - si è invece affrettato a far sapere da Roma il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce dell'esecutivo -. Continua con grande impegno una collaborazione che è stata sempre intensa e proficua da più di 15 anni".

COMITATO AD HOC - Il faccia a faccia tra il Cavaliere e il titolare di Via XX Settembre ha fatto seguito all'incontro che Berlusconi ha avuto nel pomeriggio con Umberto Bossi e con Roberto Cota, il capogruppo della Lega alla Camera di cui si parla in queste ore come possibile candidato alla Regione Piemonte. Tra il presidente del Consiglio, Tremonti e Bossi "non c'è alcun braccio di ferro" e la situazione "non è drammatica", aveva assicurato nel pomeriggio il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa. In ogni caso, avevano rivelato fonti parlamentari del Pdl, si sta lavorando allo scopo di ripianare qualsiasi divergenza.

IL PATTO DI CONCERTAZIONE - Non sono stati diffusi i dettagli dell'intesa, ma da quanto trapelato da fonti vicine al Pdl riportate dalle agenzie di stampa, era prevista la stipula di un "patto di concertazione" tra premier e ministro a cui affiancare una sorta di cabina di regia nel Pdl per "condividere" la politica economica. Tremonti, rivelano le stesse fonti, presiederà il comitato di politica economica, un nuovo organismo che sarà creato proprio per aprire una stagione di dialogo sulla politica economica. Di certo, in vista dell’incontro che si terrà ad Arcore non si discute più della possibile promozione di Tremonti a vice presidente del Consiglio. La creazione del comitato ad hoc sarebbe contenuta in un documento di "fiducia" verso la politica economica di Tremonti, da presentare all'Ufficio di presidenza del Pdl, convocato per il 5 novembre. In queste ore, aggiungono le stesse fonti, il ruolo di mediatore tra il premier e Tremonti è svolto da leader leghista Bossi.

 

27 ottobre 2009(ultima modifica: 28 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

2009-10-27

per il ministro dell'Economia si profila la presidenza di un nuovo organismo

Berlusconi-Tremonti, intesa ad Arcore

Spunta l'ipotesi di un comitato ad hoc

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"AMPIA FIDUCIA" - A quanto si apprende da fonti di governo, Berlusconi avrebbe ribadito al suo ministro di avere in lui "ampia fiducia" e avrebbe anche confermato la tesi espressa ieri che parlava di "rigore dei conti e sviluppo". Tremonti, dal canto suo, ha lasciato la Brianza senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti, anche se poco più tardi le agenzie hanno citato fonti a lui vicine definendolo "soddisfatto" del colloquio con il Cavaliere anche per aver avuto "la conferma di un forte rapporto personale e affettivo con il presidente". "È stato chiarito ogni equivoco - si è invece affrettato a far sapere da Roma il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce dell'esecutivo -. Continua con grande impegno una collaborazione che è stata sempre intensa e proficua da più di 15 anni".

COMITATO AD HOC - Il faccia a faccia tra il Cavaliere e il titolare di Via XX Settembre ha fatto seguito all'incontro che Berlusconi ha avuto nel pomeriggio con Umberto Bossi e con Roberto Cota, il capogruppo della Lega alla Camera di cui si parla in queste ore come possibile candidato alla Regione Piemonte. Tra il presidente del Consiglio, Tremonti e Bossi "non c'è alcun braccio di ferro" e la situazione "non è drammatica", aveva assicurato nel pomeriggio il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa. In ogni caso, avevano rivelato fonti parlamentari del Pdl, si sta lavorando allo scopo di ripianare qualsiasi divergenza.

IL PATTO DI CONCERTAZIONE - Non sono stati diffusi i dettagli dell'intesa, ma da quanto trapelato da fonti vicine al Pdl riportate dalle agenzie di stampa, era prevista la stipula di un "patto di concertazione" tra premier e ministro a cui affiancare una sorta di cabina di regia nel Pdl per "condividere" la politica economica. Tremonti, rivelano le stesse fonti, presiederà il comitato di politica economica, un nuovo organismo che sarà creato proprio per aprire una stagione di dialogo sulla politica economica. Di certo, in vista dell’incontro che si terrà ad Arcore non si discute più della possibile promozione di Tremonti a vice presidente del Consiglio. La creazione del comitato ad hoc sarebbe contenuta in un documento di "fiducia" verso la politica economica di Tremonti, da presentare all'Ufficio di presidenza del Pdl, convocato per il 5 novembre. In queste ore, aggiungono le stesse fonti, il ruolo di mediatore tra il premier e Tremonti è svolto da leader leghista Bossi.

 

27 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Tensioni nel governo. Vertice del pdL, la russa: "Abbiamo parlato di altro"

Bossi: "Sì a Tremonti vicepremier"

Ma arriva il no del Pdl

Il ministro dell'Economia pranza con Passera, Profumo e Guzzetti e poi incontra Siniscalco

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Il Cavaliere: come faccio ad andare avanti così? di M. Galluzzo (26 ottobre 2009)

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Cicchitto: "Serve collegialità, Tremonti capisca" di A. Cazzullo (26 ottobre 2009)

Bossi e Tremonti (Olycom)

Bossi e Tremonti (Olycom)

BARLASSINA (MONZA) - Bossi rilancia la candidatura di Tremonti alla vicepresidenza del Consiglio, mentre Berlusconi riunisce ad Arcore i vertici del Pdl, che confermano fiducia alla "politica economica" del governo, ma hanno di fatto bloccato la promozione del ministro dell'Economia. Tremonti, spalleggiato dalla Lega, sostiene la linea del rigore economico, ma questa sua posizione ha suscitato l'ostilità di molti colleghi dell'esecutivo. E anche qualche dissapore con lo stesso Berlusconi. Nel vertice di sabato ad Arcore tra il premier, Tremonti e Bossi (l'incontro era stato inizialmente rimandato per il ritardato rientro del capo del governo dalla Russia) era filtrata l'ipotesi di affidare al titolare dell'Economia la vicepresidenza del Consiglio.

LE POSIZIONI - Un'idea che Renato Brunetta aveva subito bocciato. "Giulio non ha bisogno di altri galloni" aveva dichiarato il ministro per l'Innovazione e la Pubblica Amministrazione. Posizione condivisa dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli: "Non serve aumentare le poltrone". Adesso, però, è Bossi a rilanciare. Alla domanda se Tremonti debba diventare vicepremier, Bossi risponde secco: "Secondo me sì". "Da ministro - spiega - Tremonti può stabilizzare. Dal punto di vista economico è un ottimo ministro, poi ha tutti i contatti che servono in Europa". "Senza Tremonti - aggiunge Bossi - c'è il rischio di dover aumentare le tasse per decreto. Lui è una garanzia perché frena gli spendaccioni". E a chi gli chiede se una svolta del genere non finirebbe per "commissariare" di fatto Berlusconi, Bossi replica: "Sono tutte stupidaggini. Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere".

VERTICE - Nel frattempo a Villa San Martino si è riunito il vertice convocato da Berlusconi con i tre coordinatori nazionali del Pdl: il ministro della Difesa Ignazio La Russa, Denis Verdini, e il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Bossi non teme "destabilizzazioni" dall'incontro. "Noi ci stabilizziamo da soli, Berlusconi non è mica cretino" assicura il Senatùr. E al termine del vertice, è la Russa ad affermare che si è discusso "di politica economica, del partito, delle regionali e del Governo". "Non vi aspettate cose drammatiche" scandisce il ministro. Alla domanda se durante il vertice si sia parlato dell'eventuale promozione del ministro dell'Economia, La Russa risponde: "Non è stato questo il tema della discussione". Poi aggiunge: "Ma voi siete sicuri che è quello che ha chiesto Tremonti?".

LA NOTA - Poco dopo i vertici del Pdl diffondono una nota ufficiale. "Nel corso dell'incontro con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - si legge - è stata espressa piena condivisione della politica economica del governo. In particolare si è concordato sulla necessità espressa dal presidente Silvio Berlusconi di coniugare e di contemperare due esigenze altrettanto valide, soprattutto nel momento in cui si intravedono alcuni segnali di miglioramento della crisi economica, e cioè l'esigenza inderogabile del rigore, da tutti condivisa, e quella della ripresa dello sviluppo economico. Tutto ciò - conclude - in coerenza con gli impegni programmatici assunti da questo governo e dalla maggioranza che lo sostiene di fronte agli elettori".

TREMONTI, I BANCHIERI E SINISCALCO - Nel pomeriggio Tremonti è stato per due ore a colloquio nell'ufficio milanese del dicastero con Domenico Siniscalco, l'economista che lo aveva sostituito al dicastero dell'Economia nel 2004. A chi gli ha chiesto il motivo della sua visita, l’attuale chef executive di Morgan Stanley Italia ha risposto di essere arrivato "come amico, perché Tremonti è un amico". E a chi ha domandato a Siniscalco se ci sia l’eventualità di un suo ritorno al ministero dell’Economia, l'ex titolare di via XX Settembre ha replicato sorridendo: "Non scherziamo, sono un uomo libero". Nel tardo pomeriggio Tremonti ha lasciato il suo ufficio milanese senza lasciare alcuna dichiarazione. A pranzo incontrato i banchieri Corrado Passera (Intesa Sanpaolo) e Alessandro Profumo (Unicredit), accompagnati da Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo).

 

27 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-26

Tensioni nel governo. Vertice del pdL, la russa: "Abbiamo parlato di altro"

Bossi: "Sì a Tremonti vicepremier"

Il Senatùr favorevole ad assegnare la vicepresidenza del Consiglio al ministro dell'Economia

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Bossi e Tremonti (Olycom)

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BARLASSINA (MONZA) - Bossi rilancia la candidatura di Tremonti alla vicepresidenza del Consiglio, mentre Berlusconi riunisce ad Arcore i vertici del Pdl. Potrebbe essere una giornata cruciale per gli equilibri interni alla maggioranza, dopo le tensioni dei giorni scorsi. La questione riguarda il ruolo del ministro dell'Economia: Tremonti, spalleggiato dalla Lega, sostiene la linea del rigore economico, ma questa sua posizione ha suscitato l'ostilità di molti colleghi dell'esecutivo. E anche qualche dissapore con lo stesso Berlusconi. Nel vertice di sabato ad Arcore tra il premier, Tremonti e Bossi (l'incontro era stato inizialmente rimandato per il ritardato rientro del capo del governo dalla Russia) era filtrata l'ipotesi di affidare al titolare dell'Economia la vicepresidenza del Consiglio.

LE POSIZIONI - Un'idea che Renato Brunetta aveva subito bocciato. "Giulio non ha bisogno di altri galloni" aveva dichiarato il ministro per l'Innovazione e la Pubblica Amministrazione. Posizione condivisa dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli: "Non serve aumentare le poltrone". Adesso, però, è Bossi a rilanciare. Alla domanda se Tremonti debba diventare vicepremier, Bossi risponde secco: "Secondo me sì". "Da ministro - spiega - Tremonti può stabilizzare. Dal punto di vista economico è un ottimo ministro, poi ha tutti i contatti che servono in Europa". "Senza Tremonti - aggiunge Bossi - c'è il rischio di dover aumentare le tasse per decreto. Lui è una garanzia perché frena gli spendaccioni". E a chi gli chiede se una svolta del genere non finirebbe per "commissariare" di fatto Berlusconi, Bossi replica: "Sono tutte stupidaggini. Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere".

VERTICE - Nel frattempo a Villa San Martino si riunisce il vertice convocato da Berlusconi con i tre coordinatori nazionali del Pdl: il ministro della Difesa Ignazio La Russa, Denis Verdini, e il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Bossi non teme "destabilizzazioni" dall'incontro. "Noi ci stabilizziamo da soli, Berlusconi non è mica cretino" assicura il Senatùr. E al termine del vertice, è la Russa ad affermare che si è discusso "di politica economica, del partito, delle regionali e del Governo". "Non vi aspettate cose drammatiche" scandisce il ministro. Alla domanda se durante il vertice si sia parlato dell'eventuale promozione del ministro dell'Economia, La Russa risponde: "Non è stato questo il tema della discussione". Poi aggiunge: "Ma voi siete sicuri che è quello che ha chiesto Tremonti?".

LA NOTA - Poco dopo i vertici del Pdl diffondono una nota ufficiale. "Nel corso dell'incontro con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - si legge - è stata espressa piena condivisione della politica economica del governo. In particolare si è concordato sulla necessità espressa dal presidente Silvio Berlusconi di coniugare e di contemperare due esigenze altrettanto valide, soprattutto nel momento in cui si intravedono alcuni segnali di miglioramento della crisi economica, e cioè l'esigenza inderogabile del rigore, da tutti condivisa, e quella della ripresa dello sviluppo economico. Tutto ciò - conclude - in coerenza con gli impegni programmatici assunti da questo governo e dalla maggioranza che lo sostiene di fronte agli elettori".

26 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Il Cavaliere: come faccio

ad andare avanti così?

Il capo del governo contagiato dalla scarlattina, presa forse dai nipotini

Il presidente del consiglio ha preso la scarlattina forse da uno dei nipotini

Il presidente del consiglio ha preso la scarlattina forse da uno dei nipotini

ROMA — Berlusconi non ha più soltanto un problema di carattere governativo. Non è più solo la poli­tica economica, la titolarità degli annunci, la primazia sulle scelte, il problema del Cavaliere nei confron­ti del suo ministro dell’Economia. Ieri il premier, in un momento di sconforto, e alle prese con una leg­gera forma di scarlattina (presa for­se da uno dei nipotini), si è fatto da solo una domanda, che al momen­to non trova risposte: "Come faccio ad andare avanti in questo mo­do? ". Il "modo" che si è nel corso dei mesi definito, sedimentato e alla fi­ne posto come nodo non più rinvia­bile è al momento per il presidente del Consiglio una sorta di "cul de sac", per usare le parole di un auto­revole ministro dell’esecutivo. Ber­lusconi vorrebbe non dover fare a meno di Tremonti, così come vor­rebbe fare a meno della sterminata fila di ministri e sottosegretari che ogni giorno gli dicono di non esse­re più in grado di lavorare e discute­re in modo armonico con il titolare dell’Economia. Tentare una ricomposizione, un compromesso è una strada obbliga­ta quanto al momento difficile. An­che per il logoramento complessi­vo dei rapporti umani. Compresi quelli fra lo stesso presidente del Consiglio e il suo ministro più im­portante.

"Non riesco a parlarci nemmeno quando parliamo...", chiosa il premier quando gli viene chiesto degli incontri con Tremon­ti. Compreso l’ultimo, sabato scor­so ad Arcore. Convocare gli organi del partito, prima un vertice di Berlusconi con i coordinatori, poi l’ufficio di presi­denza, infine (sembra) anche i gruppi parlamentari, appare al mo­mento una strada che si fa carico di due obiettivi: assicurare una fidu­cia ampia e definitiva ad un mini­stro che nelle ultime ore si è senti­to messo in discussione, ma al con­tempo ribadire che la stessa fiducia deve arrivare dal partito della Liber­tà prima che dalla coalizione, ovve­ro dalla Lega Tremonti si è presentato ad Arco­re, sabato scorso, con Bossi e Calde­roli. Nel Pdl ci ironizzano su, ma nemmeno tanto: "Sembra sia di­ventato un ministro della Lega". E il percorso che sembra sia stato scelto per cercare di far rientrare la crisi si muove proprio in questa cornice: ricondurre la legittimazio­ne politica di Tremonti, che come dice Brunetta "non avrebbe biso­gno di galloni nè di altro, perché è il miglior ministro economico d’Eu­ropa ", in seno a una bilancia che lo sganci dalla Lega e ricordi a tutti che l’Economia è un ministero chia­ve che è stato appunto attribuito al Pdl e non certo ai leghisti. Non c’è dubbio che l’incontro ad Arcore, anche nel formato, abbia complicato più che appianare le co­se.

Tremonti continua a smentirlo, ma da Arcore si continua a confer­mare che a Berlusconi è stato pre­sentato una sorta di aut-aut. La cari­ca di vicepremier come condizione per restare nel governo. Due versio­ni Scarlattina Il presidente del consiglio ha preso la scarlattina, forse da uno dei nipotini diverse con una sola certezza: il percorso ufficiale dentro il partito servirebbe anche a ratificare in mo­do ufficiale un no alla richiesta (am­messo che sia mai veramente esisti­ta). Qualcuno racconta anche di ulti­matum, di scadenze temporali che sarebbero già trascorse, di un umo­re del premier che oscilla a tal pun­to da prendere anche in considera­zione un’evoluzione traumatica del rapporto con Tremonti. Viene fatto circolare, da entrambe le parti, il nome di Mario Draghi: da una par­te come possibile sostituto; dall’al­tra come quel Supertecnico che è comunque inverosimile ipotizzare alla corte del Cavaliere. Tanto basta per capire che l’atmo­sfera ha ormai ampiamente supera­to il livello di guardia, che la crisi umana e politica non è più latente, ma manifesta. A porte chiuse, be­ninteso, ma senza che al momento nessuno sia in grado di dire con cer­tezza che chiuse resteranno. In ballo c’è a questo punto anche l’immagine del capo del governo e lo stesso Berlusconi ne è consape­vole: a sinistra da mesi gli rimpro­verano di essere soltanto un simula­cro delle vere scelte dell’esecutivo che presiede, prese in realtà da Tre­monti; dentro il suo partito sempre più persone chiedono in queste ore che questa immagine sia in modo tangibile spazzata via, attraverso una gestione collegiale delle scelte strategiche per il Paese, attraverso una scelta non solo meramente fi­nanziaria delle priorità del gover­no.

Marco Galluzzo

26 ottobre 2009

 

 

 

 

Cicchitto: "Collegialità sulle scelte economiche, Tremonti lo capisca"

"Vedo somiglianze con il ’92-’94. Ma i capi di Dc e Psi non avevano il sostegno popolare di Berlusconi"

ROMA - Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, divide queste giornate tra la gestione della crisi politica nel centrodestra e il lancio della sua nuo­va Fondazione Riformismo e libertà, che sarà presentata all’inizio di no­vembre a Roma (con Francesco For­te a guidare il comitato scientifico).

Presidente Cicchitto, che succe­de nella maggioranza?

"C’è un confronto sulla politica economica: come coniugare il rigo­re — indispensabile per un Paese che ha un debito pubblico doppio di quello della Germania — e la dimi­nuzione del carico fiscale sulle picco­le e medie imprese per tenere in pie­di l’occupazione. Una discussione molto seria, che è stata impropria­mente personalizzata".

L’impressione è che nel partito e nel governo ci sia un’aperta insoffe­renza nei confronti di Tremonti e del suo asse con la Lega.

"Non è così. Siamo tutti consape­voli della figura di Tremonti, e an­che del suo ruolo politico. Figura e ruolo che non sono in discussione. Anche Tremonti però dev’essere con­sapevole che la politica economica non può essere monopolio di nessu­no " .

Tremonti sarà d’accordo?

"Nessuno mette in dubbio quanto è stato fatto finora. Ma adesso occor­re una seconda fase, incentrata sulla crescita. In un partito da 270 deputa­ti, che è il primo al Nord come al Sud e ha ministri di peso, la politica economica è oggetto di discussione e di gestione collegiale, sotto la lea­dership di Berlusconi; che poi è l’uo­mo che prende i voti".

Si parla di Tremonti vicepre­mier.

"Tremonti non ha bisogno di pen­nacchi. Al Tesoro ha già un peso su­periore a qualsiasi altro ministro. Un ruolo così importante non va ribadi­to o appesantito da un’altra carica, che in un governo di coalizione spo­sterebbe gli equilibri".

Come vede l’ipotesi di elezioni anticipate?

"La escludo. La via maestra è go­vernare per i prossimi quattro anni. Anche se dobbiamo essere consape­voli che l’anomalia italiana non è ri­solta, e anzi siamo di fronte a una ra­dicalizzazione dello scontro".

Qual è l’anomalia?

"Esistono forze finanziarie, edito­riali, giudiziarie e politiche che non hanno accettato il verdetto del 2008 e ricorrono a mezzi impropri per far saltare il quadro politico. Una situa­zione che ha elementi di somiglian­za con quella del ’92-’94".

Quella volta il quadro politico saltò.

"La differenza è che i leader della Dc e del Psi non avevano un forte consenso popolare; oggi invece Ber­lusconi è sostenuto da grandi masse di cittadini".

Non le pare che Berlusconi, pre­mier ed editore, sia parte dell’ano­malia?

"No. L’anomalia italiana è la so­pravvivenza nella parte maggiorita­ria della sinistra di un grumo irrisol­to di comunismo, che si è mutato in giustizialismo. Il metodo e le finalità sono sempre le stesse: demonizzazio­ne dell’avversario, volta alla sua eli­minazione " .

Non potrebbe essere proprio la maggioranza a offrire una tregua?

"Non abbiamo voluto noi l’imbar­barimento. È vero, sarebbe indi­spensabile un disarmo bilaterale nel campo degli attacchi personali: tutte le forze politiche e giornalisti­che dovrebbero smettere di seguire questo metodo di lotta politica. Ma vedo il rischio di un’ulteriore escala­tion ".

Come si sta muovendo Fini?

"Fini ha una dimensione istituzio­nale che rispetto e apprezzo. E atten­do con curiosità il suo prossimo li­bro. Invece non condivido le analisi 'tranquillizzanti' sviluppate da setto­ri originariamente di destra, dal Se­colo d’Italia alla fondazione FareFu­turo , che puntano all'omologazione in chiave bipartisan della situazione italiana a quelli di altri Paesi euro­pei " .

Di qui la destra, di là la sinistra. Non sarebbe male.

"Magari. Purtroppo non è così, a causa della linea prevalente nell’op­posizione. Per questo l’analisi è illu­soria, determinata anche da com­plessi d’inferiorità verso la sinistra, che non hanno alcuna ragione d’es­sere. Pensiamo piuttosto a costruire un grande partito interclassista, che dialoga con la Chiesa ma non le è su­bordinato, che rivendica il Risorgi­mento e l’unità nazionale e non per­mette alla sinistra di impossessarse­ne in modo strumentale".

Bossi dice che l’accordo per le Re­gionali è fatto: il Veneto alla Lega.

"Gli annunci servono a marcare una posizione contrattuale migliore. Ma la ripartizione delle Regioni non è ancora stata definita".

La Lega può averne due?

"La candidatura in una regione del Nord e in una del Centro-Nord mi pare una soluzione ragionevole".

Le primarie del Pd sono state un successo

"Sono state una scimmiottatura impropria e plebiscitaria delle prima­rie vere. In America si vota per il can­didato presidente, non per il segreta­rio del Partito democratico. Da noi Franceschini ha fatto appello a dipie­tristi e girotondini, per sovvertire la decisione degli iscritti. E con una mossa razzista e antifemminista si è messo al fianco un nero in quanto nero, e una donna in quanto don­na " .

Preferisce Bersani?

"Se non altro sappiamo cos’è: un ex comunista, formatosi nelle regio­ni rosse, depurato da elementi auto­ritari. Spero ad esempio che venga ri­visto il 'no' alla nostra proposta di incontro sulla giustizia".

Aldo Cazzullo

26 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tensione nel governo - Calderoli: "Complotto dei poteri forti"

Brunetta: "Tremonti ottimo ministro,

non ha bisogno di fare il vicepremier"

Il responsabile della Pubblica Amministrazione: "Non sono necessari altri galloni per la politica economica"

Renato Brunetta (LaPresse)

Renato Brunetta (LaPresse)

ROMA - "Tremonti è già stato vicepremier. È un ministro del Tesoro molto bravo, ha una reputazione straordinaria ed è uno straordinario ministro del Tesoro. Non ci possiamo permettere di perderlo. Ma non ha bisogno di altre etichette, altri galloni o gradi, per governare la politica economica. Lo fa già bene". È questa l'opinione espressa dai microfoni di Rtl dal ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, sulla possibilità che il ministro dell'Economia possa diventare anche vice-premier.

LE TENSIONI - Un'ipotesi circolata dopo il vertice di Arcore tra lo stesso Tremonti, Berlusconi e Bossi. Un incontro slittato in un primo momento - per il ritardo nel rientro del premier dalla Russia - e che si è reso necessario per un chiarimento sulle fibrillazione interne al governo. Tremonti sostiene infatti la linea del rigore, spalleggiato dalla Lega, suscitando l'ostilità di alcuni suoi colleghi.

CALDEROLI - E sulla vicenda è intervenuto anche Roberto Calderoli. "È evidente - dichiara il ministro per la semplificazione durante la trasmissione di Rai Tre "in 1/2 ora", intervistato da Lucia Annunziata -che prima si è messo nel mirino Berlusconi personalmente e politicamente, poi si è provato a farlo con Bossi e la sua famiglia, ora con Tremonti, l'anello di congiunzione della Casa della libertà. L'obiettivo è grosso. Sono i poteri forti che vogliono sovvertire il risultato delle urne". Ma secondo Calderoli, "più che di elezioni anticipate c'è il rischio di governicchi. Qualcuno fa partire qualcuno sulle elezioni anticipate e si inventa un governo di unità nazionale per traghettare il paese chissà dove".

 

25 ottobre 2009(ultima modifica: 26 ottobre 2009)

 

 

 

 

2009-10-25

Il ministro al premier "Non chiedo nulla ma difendo il rigore: non ha alternative"

Tremonti: no ai dottor Stranamore

ROMA - Su una cosa si sono deci­samente trovati d’accordo: non è sta­to l’incontro della pace, quello decisi­vo in cui con una stretta di mano si chiudono le polemiche del passato e d’amore e d’accordo si apre una nuo­va fase. E non lo è stato, il faccia a fac­cia tra Giulio Tremonti e Silvio Berlu­sconi di oltre due ore che ha precedu­to un incontro a quattro tra il pre­mier, il ministro e i colleghi leghisti Bossi e Calderoli, perché ad oggi le po­sizioni dei due divergono su più pun­ti. E se saranno divergenze conciliabi­li, lo dirà solo il tempo, anche se per il momento sono escluse clamorose di­missioni del ministro. Anche perché — come lui stesso ama ripetere — le dimissioni "non si annunciano, si danno". Il fatto è che Tremonti, nel suo in­contro con Berlusconi, si è presentato con una linea molto chiara e altrettan­to indigesta a Berlusconi. Perché ha detto chiaro e tondo che la sua politi­ca economica fatta di rigore "non ha alternative", e non si cambia. E per­ché, a quanto raccontano nel Pdl, ma lui smentisce categoricamente di aver chiesto alcunché, si sarebbe parlato di una sua nomina a vice premier con delega all’Economia.

Un’ipotesi che cambierebbe completamente la strut­tura e l’equilibrio del governo sulla quale Berlusconi starebbe comunque sondando partito e alleati. In ogni caso il ministro è stato tetra­gono nella difesa del proprio operato e per niente disponibile ad aprirsi ai "suggerimenti" che arrivano — gli ha fatto presente il premier — da molti ministri, ma anche da gruppi di parla­mentari, dal Pdl intero, e "qualche ri­sposta dobbiamo darla, Giulio, non si può solo dire no, così non si può an­dare avanti, bisogna confrontarsi, ser­ve collegialità". Ma Tremonti conti­nua a non voler deflettere dalla sua li­nea di rigore perché, ha ribadito a mu­so duro al premier, l’Italia ha il primo debito pubblico in Europa e il terzo al mondo, la crisi è sì in via di conteni­mento e l’economia va meglio, ma il peso si è scaricato tutto sui bilanci pubblici, che hanno fatto da cassa di compensazione ma che ora sono in concorrenza tra loro.

Per questo, ha insistito il ministro, non ha senso che certi "dottor Strana­more " come l’ex ministro di An Ma­rio Baldassarri, in compagnia del "partito della spesa", compilino piani alternativi alla Finanziaria che preve­dono sgravi fiscali, e questo con il be­neplacito di Fini arrivato di fatto nel­l’intervista al Corriere della Sera : per Tremonti le tasse non si possono ab­bassare, e infatti — ha spiegato — non le abbassa nemmeno la Germa­nia che i 5 miliardi di sgravi li com­penserebbe con un aggravio della tas­sa di successione, o la Francia che sul taglio dall’ impôt professionnel avreb­be fatto marcia indietro. Insomma, pensare di diminuire l’Irap oggi non avrebbe senso per Tre­monti, non solo perché l’intera spesa sanitaria viene finanziata con quel bal­zello alle imprese, ma perché è basta­to evocare la possibilità di una ridu­zione dell’imposta per ricevere, ha ri­velato al premier, una lettera con ri­chiesta di chiarimenti dall’agenzia di rating Fitch. E quanto contino le valu­tazioni internazionali Tremonti lo ha ricordato a Berlusconi facendo­gli notare che la prossima settima­na c’è un’asta da 46 miliardi di Btp, e se lo spread sui nostri titoli aumente­rà, l’indebitamento salirà e di parec­chio. Dunque, stop a chi vuole spendere e spandere senza sapere che — si è sfogato il ministro — per una politica diversa l’Italia, che nella Ue è già stata messa in mora per sforamento del de­ficit, dovrebbe accordarsi con gli altri partner europei. La linea — è stata la sua conclusione — è obbligata. Per questo nessuno può permettersi di mettere ogni giorno in discussione in tivù o sui giornali l’operato del mini­stro che la porta avanti. E che chiede al suo premier una copertura visibile, se si crede in lui, se si conta su di lui.

Paola Di Caro

25 ottobre 2009

 

 

 

 

 

L'incontro era saltato venerdì per il ritardo del premier nel rientro dalla Russia

Vertice Berlusconi-Bossi-Tremonti

Il Senatùr: "Il governo è solido"

Il ministro per le Riforme "Finché sono vivo io non ci saranno problemi con Giulio. Siamo una famiglia"

Berlusconi, Tremonti e Bossi in Parlamento (Insidefoto)

Berlusconi, Tremonti e Bossi in Parlamento (Insidefoto)

ARCORE (Monza) - Ad Arcore non "nevica" come a San Pietroburgo, anzi sabato mattina splendeva il sole e quindi non c'erano ostacoli meteorologici per l'atteso vertice di chiarimento a tre Berlusconi-Bossi-Tremonti. L'incontro, dopo le polemiche degli scorsi giorni che hanno visto al centro Tremonti, doveva avvenire venerdì ma era saltato per il ritardo del premier nel rientro dalla Russia.

"GOVERNO SOLIDO" - "È andato tutto bene - ha dichiarato Bossi lasciando villa San Martino dopo il vertice -. È inutile dare spazio a chi fa casino e basta. Siamo nella stessa famiglia". A chi gli chiedeva se il Governo fosse solido, Bossi ha risposto: "È solido, solido". Nessun problema, dunque, per Tremonti. "Finché sono vivo io - ha assicurato il leader della Lega - non ci saranno problemi con Tremonti". E il taglio dell'Irap, proposta cara alla Lega ma che ha suscitato l'ira del ministro nei giorni scorsi? "Col tempo l’elimineremo" ha assicurato. Secondo Bossi, infine, sarebbe stato trovato anche l'accordo per le regionali: "Il Veneto alla Lega".

"PASTICCIONI" - In serata poi il ministro è tornate sulle voci di dissidi interni al governo: "Sono i soliti pasticcioni del PdL" ha affermato. "Nei partiti ci sono persone invidiose. C'è gente che vuole spendere perché pensa che solo così viene eletta. Invece la gente ti elegge solo se ha stima di te". Ma "ora non si può spendere perché altrimenti l'Europa ci uccide", ha aggiunto, dando così implicitamente ragione al ministro Tremonti, criticato da alcuni colleghi perché non finanzierebbe le richieste dei vari ministeri. "Adesso - ha però ribadito Bossi - abbiamo trovato la soluzione".

BONAIUTI - Sulla questione Irap è intervenuto poi anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: "A proposito della dichiarazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Congresso della Cna sulla riduzione dell'Irap si ribadisce ancora una volta che questo obiettivo è nel programma di governo e che esso sarà realizzato quando sarà definita la sua copertura senza provocare aumenti di deficit e di debito pubblico".

 

24 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-24

L'incontro era saltato venerdì per il ritardo del premier nel rientro dalla Russia

Vertice Berlusconi-Bossi-Tremonti

Il Senatùr: "Il governo è solido"

Il ministro per le Riforme "Finché sono vivo io non ci saranno problemi con Giulio. Siamo una famiglia"

Berlusconi, Tremonti e Bossi in Parlamento (Insidefoto)

Berlusconi, Tremonti e Bossi in Parlamento (Insidefoto)

ARCORE (Monza) - Ad Arcore non "nevica" come a San Pietroburgo, anzi sabato mattina splendeva il sole e quindi non c'erano ostacoli meteorologici per l'atteso vertice di chiarimento a tre Berlusconi-Bossi-Tremonti. L'incontro, dopo le polemiche degli scorsi giorni che hanno visto al centro Tremonti, doveva avvenire venerdì ma era saltato per il ritardo del premier nel rientro dalla Russia.

COMMENTI - "È andato tutto bene - ha dichiarato Bossi lasciando villa San Martino dopo il vertice -. È inutile dare spazio a chi fa casino e basta. Siamo nella stessa famiglia". A chi gli chiedeva se il Governo fosse solido, Bossi ha risposto: "È solido, solido". Nessun problema, dunque, per Tremonti. "Finché sono vivo io - ha assicurato il leader della Lega - non ci saranno problemi con Tremonti". E il taglio dell'Irap, proposta cara alla Lega ma che ha suscitato l'ira di Tremonti nei giorni scorsi? "Col tempo l’elimineremo" ha assicurato. Secondo Bossi, infine, sarebbe stato trovato anche l'accordo per le regionali: "Il Veneto alla Lega". Nessun commento invece da Tremonti, che è uscito in auto e non ha rilasciato dichiarazioni.

24 ottobre 2009

 

 

 

 

Quel documento anti-Tesoro sulla scrivania del Cavaliere

I l Cavaliere tende sempre a sdrammatizzare nei passaggi delicati. E se arriva a evocare Dino Grandi per allentare le tensioni con il suo ministro dell’Economia, se sorridendo cita il gerarca fascista — autore dell’ordine del giorno che segnò la fine di Mussolini — vuol dire che stavolta non è come le altre volte, che la lite con Giulio Tremonti è cosa seria.

C’è un motivo se ieri Silvio Berlu­sconi ha disertato il faccia a faccia con il titolare di via XX Settembre, se dalla Russia è volato fino a Milano senza atterrare nella Capitale dov’era atteso per il "chiarimento" con Tre­monti. "Avevo detto che sarei torna­to nella serata di venerdì senza passa­re da Roma. E non cambio program­ma ", ha fatto sapere a Gianni Letta, cui è toccato inventarsi la storia del­la nevicata che impediva al jet del premier di decollare. In realtà il Cava­liere voleva evitare che l’incontro sancisse la rottura, perché la battuta scherzosa sul Gran Consiglio del fa­scismo non basta a celare l’irritazione: "Sono stanco della situazione".

Non è dato sapere se davvero abbia confidato il proprio stato d’animo direttamente a Gianfranco Fini, è certo che Letta ne ha parlato con il presidente della Camera, riferendogli lo scontento di Berlusconi. Il dettaglio svela la delicatezza del momento e segnala una novità politica rispetto al 2004, quando Tremonti fu dimissionato sotto la spinta dell’allora leader di An, nonostante il Cavaliere opponesse resistenza. D’altronde il malumore di Berlusconi era già emerso, dopo il burrascoso Consiglio dei ministri sulla Banca del Sud. "Qui non ci vengo più", si era sfogato: "D’ora in avanti lascerò che le riunioni le presieda Gianni". Non ne può più di essere solo il "primus inter pares" nel governo, che sulla linea di politica economica "nemmeno io possa dire nulla altrimenti Giulio minaccia di dimettersi ", che "quotidianamente " debba dirimere le controversie tra il superministro e gli altri esponenti dell’esecutivo: "È come se non contassi nulla". Invece il premier vuol contare. La sortita sull’Irap segue imessaggi lanciati a Confindustria e l’apertura sulla riforma della previdenza, invocata dal Governatore di Bankitalia. Raccontano non l’abbia presa bene nei giorni scorsi, quando un dirigente leghista gli ha riferito una battuta di Tremonti: "Se Silvio si fa convincere da Draghi sulle pensioni, dovrà poi convincere Draghi a fare il ministro dell’Economia". Nel frattempo "Silvio" è andato avanti. Da due settimane il documento di politica economica che circolava nel Pdl, e che è rimasto senza paternità, stava sulla scrivania di Berlusconi.

E insieme ad altri appunti, frutto di riunioni riservate, sul suo tavolo c’era anche lo studio di Mario Baldassarri, critico verso la "politica inerziale" di Tremonti, sostenitore del taglio dell’Irap e di altre iniziative, "ma senza aggravio di deficit, perché su questo Giulio ha ragione". "Caro Mario, come stai? Ho letto la tua analisi, è interessante. Ci dobbiamo vedere appena torno dalla Russia ". Clic. Chissà se il ministro dell’Economia sia a conoscenza di questo colloquio, di sicuro sabato scorso non ha gradito la presenza di Claudio Scajola al vertice dei coordinatori e dei capigruppo pdl con il Cavaliere: "Che ci fa lì, quello?". Sia chiaro, Berlusconi non vuole fare a meno di Tremonti, gli chiede però maggior duttilità e collegialità, "non può accentrare tutto": in Consiglio dei ministri non può presentarsi con le copertine dei provvedimenti su cui chiede voto favorevole a scatola chiusa, "nè può sempre dire "o così o lascio"". Invece non c’è riunione senza scontri, anche ieri in pre-consiglio gli sherpa della Presidenza hanno litigato con i colleghi dell’Economia sul provvedimento taglia-enti che cassa altri 400 milioni. Mentre Mariastella Gelmini si è sentita dire di "ripassare" per i fondi sulla riforma dell’Università, dopo che Tremonti aveva fatto un filtro preventivo persino sui risvolti non economici del disegno di legge.

"Eppoi basta con la storiella che nel governo ci sarebbe un partito della spesa opposto al partito del rigore ", si è infuriata Stefania Prestigiacomo: "Semmai si dovrebbe far squadra per il partito della ripresa". Anche perché, dopo l’accordo chiuso da Tremonti con le Regioni, alcuni ministri hanno iniziato a domandarsi: "Da dove provengono quei miliardi? Ci sono quindi dei soldi nelle pieghe del bilancio? E perché tocca a lui decidere dove destinarli?". Come non bastasse, commentando l’intesa, Raffaele Fitto ha accusato Tremonti di aver concesso alle Regioni quanto avrebbe potuto concedere già sei mesi fa. È questo il clima alla vigilia del rendez-vous tra "Silvio" e "Giulio", che chiede al premier di riaffermare la bontà della linea economica e il primato del Tesoro sulle scelte. L’unica concessione del Cavaliere è stata per ora una nota di Sandro Bondi, del Pdl nessuno, nessuno si è mosso in sua difesa. Umberto Bossi, sì, ma è il capo della Lega. La situazione è pesante, Maurizio Gasparri prova a sdrammatizzare, perché "alla fine andrà tutto bene. D’altronde l’anagramma di Tremonti è Tormenti... Lo dico per scherzare, eh?". Vero, ma stavolta è Berlusconi che non scherza.

Francesco Verderami

24 ottobre 2009

 

 

 

 

"Ho controllato le webcam di tutto il mondo, quella bufera non risulta"

La bufera che non c'è svelata dalla Rete

"Dopo le leggi, la nevicata ad personam"

I lettori di Corriere.it smontano la giustificazione ufficiale sulla partenza ritardata del premier

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Tremonti-Berlusconi, salta l'incontro. Bossi: "Vogliono farlo fuori" (23 ottobre 2009)

Uno scorcio di San Pietroburgo ripreso da una webcam venerdì pomeriggio: niente neve

Uno scorcio di San Pietroburgo ripreso da una webcam venerdì pomeriggio: niente neve

MILANO - Il consiglio dei ministri è saltato e con esso anche il faccia a faccia con Giulio Tremonti, il ministro che, per dirla con Bossi, "stanno cercando di fare fuori" e che negli ultimi tempi è stato più volte segnalato in rotta con il capo del governo. Una gatta da pelare in più, insomma, per il Silvio Berlusconi. La "tempesta di neve" che lo ha trattenuto più del previsto a San Pietroburgo, dove era in visita all'amico Vladimir Putin nella dacia che il premier russo possiede sul lago Valdai, potrebbe dunque essere stata provvidenziale, almeno per lasciare calmare un po' le acque.

PARTENZA RITARDATA - "Tempesta di neve". "Bufera". "Avverse condizioni meteorologiche". E nei casi più prudenti, semplicemente "maltempo". Le giustificazioni sulla ritardata partenza dalla Russia del presidente del consiglio italiano, fatte trapelare dall'entourage del premier alle agenzie di stampa, sono però subito suonate strane al popolo della Rete. Perché le bufere di neve ai tempi di Internet, in un mondo ricoperto quasi interamente di webcam, difficilmente si possono inventare. In tanti hanno controllato. E di fiocchi di neve non ne hanno trovato traccia.

I COMMENTI DEI LETTORI - Se ne sono accorti anche i lettori di Corriere.it, che già pochi minuti dopo la diffusione della notizia del ritardo e delle giustificazioni addotte dagli ambienti vicini a Palazzo Chigi - le prime agenzie sono state battute attorno alle 13 - hanno voluto verificare di persona come stessero le cose. E hanno constatato che a San Pietroburgo e dintorni certamente non splendeva il sole, ma che la situazione non era più drammatica rispetto a quella che si sarebbe potuta avere in un qualunque aeroporto del nord Italia in una qualunque mattina di fine ottobre. Decidendo poi di farlo notare in tempo reale attraverso i commenti a margine dell'articolo sulle tensioni nell'esecutivo. "Di forti nevicate nessuna traccia neanche in Siberia" sottolinea alle 14,58 l'utente che si firma romatrash, citando il sito web wunderground.com. Due minuti più tardi è la volta di uomodireggio che racconta di aver visitato "diversi siti meteo e in nessuno era indicato che oggi vi fossero precipitazioni nevose su San Pietroburgo; la tempesta c'è ma è in Italia, a Roma". E lo stesso a distanza di pochi minuti fanno Tiggo, zarabla, maurieffe (che linka un sito meteo russo), sardolo... Il lettore Cichiamavanobanditi, dopo un riassunto dei dati meteo raccolti nel web ("precipitazioni assenti, 5°C, visibilità maggiore di 10 km, 0° sopra i 1.500 metri", prova a buttarla sull'ironia: "Forse nevica sul lettone di Putin". Per veleno1970 "tira aria brusca più a Roma che a San Pietroburgo" e bbbarney ha citato altri dati presi da Yahoo Meteo: "deboli piogge, umidità 93%, visibilità 7 km, vento a zero km". Un controllo sul web lo fanno anche giorei69 e bailamos, tanto per restare ai soli utenti che hanno riportato la notizia sotto l'articolo di Corriere.it.

TREMONTI E LA NEBBIA - La questione viene ripresa anche dal deputato del Pd, Sandro Gozi: "Dai dati trasmessi via web dai satelliti in tutto il mondo non c'è traccia di condizioni meteo che impediscano il decollo di un aereo da San Pietroburgo: forse si è trattato di turbolenze governative". E qualche perplessità se la concede lo stesso Giulio Tremonti: "Tempesta di neve? Direi invece che è stato bloccato da una nebbia fitta, molto fitta...".

NEVICATA AD PERSONAM - Basta poi googlare le parole "Berlusconi" "neve" e "San Pietroburgo" per far comparire il link a decine di forum e blog che commentano l'incongruenza tra quanto annunciato dall'entourage del premier e la fotografia della realtà scattata dai siti meteo. Titty53 solleva il caso su Yahoo Answers ("Su San Pietroburgo questa mattina non ha nevicato") e le rispondono subito in tredici, tutti per confermare che la neve da quelle parti nessuno l'ha vista. Sul blog Spinoza, nnzeus tira a indovinare la possibile replica del premier: "Previsioni del tempo in mano alla sinistra". E anche cosmètura, di nuovo sul Corriere.it, fa ricorso al sarcasmo e attribuisce alla capacità strategica del Cavaliere: "Oltre alle leggi anche le nevicate ad personam. GRANDE SILVIO".

Alessandro Sala

23 ottobre 2009

 

 

 

 

il titolare di via XX settembre e le possibili dimissioni: "nessuna nota corrisponde a verità"

Scontro su Tremonti, Bossi lo difende:

"Tentativo di farlo fuori, lo proteggo"

Cdm rinviato. Salta il chiarimento con Berlusconi: l'aereo del premier, partito tardi, atterra a Milano e non a Roma

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La Rete smonta la bufera che non c'è. "Dopo le leggi, nevicate ad personam" (23 ottobre 2009)

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - Il tanto atteso incontro "chiarificatore" tra il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo i rinvii di venerdì, si terrà con ogni probabilità sabato a mezzogiorno, a Milano. Sul tavolo, a casa di Silvio Berlusconi, ci saranno i temi che hanno allontanato, negli utlimi giorni, il premier e il suo ministro, a partire dal taglio dell'Irap annunciato a sorpresa dal Cavaliere durante il suo viaggio in Russia, in visita privata dall'amico Vladimir Putin (vedi la scheda).

LA DIFESA DI BOSSI - "C'è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteggo". Il leader della Lega Umberto Bossi torna a ribadire il suo sostegno al ministro dell'Economia, criticato negli ultimi giorni anche all'interno della maggioranza di governo per le esternazioni sul posto fisso e colto di sorpresa dalle parole del premier sull'Irap. Tremonti non si era recato nella mattinata di venerdì a Palazzo Chigi dove alle 12 era convocato il Cdm - riunione poi annullata - ed era rimasto al ministero in attesa del ritorno di Berlusconi dalla Russia. Solo nel pomeriggio il titolare del ministero di via XX Settembre ha raggiunto Palazzo Chigi per la riunione tra il governo e le Regioni per definire l'accordo sul patto per la salute 2010-2012 e per discutere il tema dei fondi Fas e delle competenze in materia di turismo. Con Tremonti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i ministri Fitto, Calderoli, Scajola, Prestigiacomo, Sacconi e Brambilla. Assente il premier, che ha dovuto posticipare il rientro dalla Russia a causa di una tempesta di neve.

RIGORE SUI CONTI PUBBLICI - Dopo le perplessità espresse dal presidente della Camera e le parole del premier sull'Irap, il ministro dell'Economia non sembra disposto a cedere. "Sui conti pubblici resta ferma la linea del rigore" è la posizione di Tremonti confermata dai suoi più stretti collaboratori. Fonti vicine al ministro garantiscono anche che Tremonti "non ha mai pensato di dimettersi e mai lo farà". In una nota diffusa dal Tesoro, è il ministro in persona a comunicare: "Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità", si legge.

L'INCONTRO COL PREMIER - Il Consiglio dei ministri previsto per le 12 e rinviato dovrebbe tenersi a questo punto la prossima settimana, martedì o mercoledì. Venerdì mattina, prima che il Cdm slittasse, erano presenti a Palazzo Chigi per la riunione che aveva all'ordine del giorno la riforma dell'Università, diversi ministri, e tra gli altri, quello dell'Istruzione Mariastella Gelmini e quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Assente, come detto, Tremonti. A Palazzo Chigi si attendeva dunque l'arrivo di Berlusconi di rientro dalla Russia. Il premier, rimasto bloccato in mattinata a San Pietroburgo "a causa di una tempesta di neve" - questa giustificazione era stata diramta dalle agenzie di stampa che l'avevano attribuita all'entourage del premier ma era poi stata smontata in tempi brevi dal popolo del Web che aveva controllato sulle webcam e sui siti di meteo worldwide -, è giunto nel primo pomeriggio all'aeroporto della città russa per rientrare in Italia, atterrando però a Milano e non a Roma. Il faccia a faccia con Tremonti dovrebbe dunque essere saltato, almeno per oggi. Il colloquio di chiarimento tra il ministro e il premier era stato concordato giovedì sera dai due durante una telefonata, dopo le parole del presidente del Consiglio su una "graduale riduzione dell'Irap".

 

23 ottobre 2009(ultima modifica: 24 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

Quel documento anti-Tesoro sulla scrivania del Cavaliere

I l Cavaliere tende sempre a sdrammatizzare nei passaggi delicati. E se arriva a evocare Dino Grandi per allentare le tensioni con il suo ministro dell’Economia, se sorridendo cita il gerarca fascista — autore dell’ordine del giorno che segnò la fine di Mussolini — vuol dire che stavolta non è come le altre volte, che la lite con Giulio Tremonti è cosa seria.

C’è un motivo se ieri Silvio Berlu­sconi ha disertato il faccia a faccia con il titolare di via XX Settembre, se dalla Russia è volato fino a Milano senza atterrare nella Capitale dov’era atteso per il "chiarimento" con Tre­monti. "Avevo detto che sarei torna­to nella serata di venerdì senza passa­re da Roma. E non cambio program­ma ", ha fatto sapere a Gianni Letta, cui è toccato inventarsi la storia del­la nevicata che impediva al jet del premier di decollare. In realtà il Cava­liere voleva evitare che l’incontro sancisse la rottura, perché la battuta scherzosa sul Gran Consiglio del fa­scismo non basta a celare l’irritazione: "Sono stanco della situazione".

Non è dato sapere se davvero abbia confidato il proprio stato d’animo direttamente a Gianfranco Fini, è certo che Letta ne ha parlato con il presidente della Camera, riferendogli lo scontento di Berlusconi. Il dettaglio svela la delicatezza del momento e segnala una novità politica rispetto al 2004, quando Tremonti fu dimissionato sotto la spinta dell’allora leader di An, nonostante il Cavaliere opponesse resistenza. D’altronde il malumore di Berlusconi era già emerso, dopo il burrascoso Consiglio dei ministri sulla Banca del Sud. "Qui non ci vengo più", si era sfogato: "D’ora in avanti lascerò che le riunioni le presieda Gianni". Non ne può più di essere solo il "primus inter pares" nel governo, che sulla linea di politica economica "nemmeno io possa dire nulla altrimenti Giulio minaccia di dimettersi ", che "quotidianamente " debba dirimere le controversie tra il superministro e gli altri esponenti dell’esecutivo: "È come se non contassi nulla". Invece il premier vuol contare. La sortita sull’Irap segue imessaggi lanciati a Confindustria e l’apertura sulla riforma della previdenza, invocata dal Governatore di Bankitalia. Raccontano non l’abbia presa bene nei giorni scorsi, quando un dirigente leghista gli ha riferito una battuta di Tremonti: "Se Silvio si fa convincere da Draghi sulle pensioni, dovrà poi convincere Draghi a fare il ministro dell’Economia". Nel frattempo "Silvio" è andato avanti. Da due settimane il documento di politica economica che circolava nel Pdl, e che è rimasto senza paternità, stava sulla scrivania di Berlusconi.

E insieme ad altri appunti, frutto di riunioni riservate, sul suo tavolo c’era anche lo studio di Mario Baldassarri, critico verso la "politica inerziale" di Tremonti, sostenitore del taglio dell’Irap e di altre iniziative, "ma senza aggravio di deficit, perché su questo Giulio ha ragione". "Caro Mario, come stai? Ho letto la tua analisi, è interessante. Ci dobbiamo vedere appena torno dalla Russia ". Clic. Chissà se il ministro dell’Economia sia a conoscenza di questo colloquio, di sicuro sabato scorso non ha gradito la presenza di Claudio Scajola al vertice dei coordinatori e dei capigruppo pdl con il Cavaliere: "Che ci fa lì, quello?". Sia chiaro, Berlusconi non vuole fare a meno di Tremonti, gli chiede però maggior duttilità e collegialità, "non può accentrare tutto": in Consiglio dei ministri non può presentarsi con le copertine dei provvedimenti su cui chiede voto favorevole a scatola chiusa, "nè può sempre dire "o così o lascio"". Invece non c’è riunione senza scontri, anche ieri in pre-consiglio gli sherpa della Presidenza hanno litigato con i colleghi dell’Economia sul provvedimento taglia-enti che cassa altri 400 milioni. Mentre Mariastella Gelmini si è sentita dire di "ripassare" per i fondi sulla riforma dell’Università, dopo che Tremonti aveva fatto un filtro preventivo persino sui risvolti non economici del disegno di legge.

"Eppoi basta con la storiella che nel governo ci sarebbe un partito della spesa opposto al partito del rigore ", si è infuriata Stefania Prestigiacomo: "Semmai si dovrebbe far squadra per il partito della ripresa". Anche perché, dopo l’accordo chiuso da Tremonti con le Regioni, alcuni ministri hanno iniziato a domandarsi: "Da dove provengono quei miliardi? Ci sono quindi dei soldi nelle pieghe del bilancio? E perché tocca a lui decidere dove destinarli?". Come non bastasse, commentando l’intesa, Raffaele Fitto ha accusato Tremonti di aver concesso alle Regioni quanto avrebbe potuto concedere già sei mesi fa. È questo il clima alla vigilia del rendez-vous tra "Silvio" e "Giulio", che chiede al premier di riaffermare la bontà della linea economica e il primato del Tesoro sulle scelte. L’unica concessione del Cavaliere è stata per ora una nota di Sandro Bondi, del Pdl nessuno, nessuno si è mosso in sua difesa. Umberto Bossi, sì, ma è il capo della Lega. La situazione è pesante, Maurizio Gasparri prova a sdrammatizzare, perché "alla fine andrà tutto bene. D’altronde l’anagramma di Tremonti è Tormenti... Lo dico per scherzare, eh?". Vero, ma stavolta è Berlusconi che non scherza.

Francesco Verderami

24 ottobre 2009

 

 

 

 

Riemerge l’asse del Nord ma non riesce a spezzare l’assedio all’Economia

Bossi avverte che difenderà Tremonti ma il Pdl cerca di ridimensionarlo

Lo scudo di Umberto Bossi continua a proteggerlo senza crepe visibili. Ma il solo fatto che il capo del­la Lega debba spendere tutto il proprio peso politi­co a difesa di Giulio Tremonti sottolinea un’anomalìa. Accredi­ta, anzi esagera l’immagine di un ministro dell’Economia asse­diato da una parte della maggioranza: quella dello stesso Pdl. Materializza un tentativo almeno di ridimensionarlo, se non di costringerlo alle dimissioni. E finisce per fare emergere più an­cora di prima un "asse del Nord" con il Carroccio, che dà fiato a quanti nel centrodestra additano uno sbilanciamento "leghi­sta " di Tremonti, ed invocano una politica più equilibrata: an­che se rimane da capire fino a che punto Silvio Berlusconi vo­glia dare corda ai malumori diffusi contro la politica finanziaria del ministro, e correggerne l’impostazione.

La fioritura di documenti economici all’interno del Pdl sem­bra fatta apposta per innervosire Tremonti e dare l’impressione dell’accerchiamento. E pazienza se alcune proposte sono consi­derate condivisibili ma altre assumono contorni sconcertanti come quella attribuita al ministro Renato Brunetta, corredata da schemi calcistici. Come risultato si offre comunque un’im­magine della maggioranza che le versioni benevole raffigurano dedita ad un braccio di ferro tra politiche economiche contra­stanti; e le più maliziose, prigioniera di una confusione senza sbocchi. Perfino il ritardo col quale ieri il presidente del Consi­glio è rientrato da San Pietroburgo dopo i colloqui col premier russo Putin è stato letto in chiave tutta interna.

Proprio da Tremonti che in Consiglio dei ministri avrebbe at­tribuito ironicamente il mancato arrivo non al maltempo ma "ad una nebbia fitta, molto fitta". Una nebbia velenosa, a sentire Bossi. "C’è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteg­go ", ha detto ieri mattina, senza giri di parole. Un modo per de­nunciare la manovra e dramma­tizzarla; e costringere il centrode­stra a misurare fino in fondo i contraccolpi di una destabilizza­zione del ministro dell’Economia. La sensazione, tuttavia, è che non esista nessun piano per scalzare Tremonti. Il tentativo è semmai di piegare quelle che il collega di governo, Claudio Scajola, definisce "spigolosità".

Riaffiora la vecchia accusa di impedire scelte collegiali; di te­nere i cordoni della borsa troppo stretti; e di non "fare squa­dra " con altri esponenti governativi. Un malumore che adesso diventa pressione non tanto su Tremonti, ma su Berlusconi. La richiesta implicita è a riprendere in mano i fili strategici della politica economica in vista della campagna elettorale; che con­ceda almeno parte di quegli stanziamenti resi impossibili dai vincoli di bilancio imposti dal Tesoro. Da questo punto di vista, è vero che Tremonti ha avuto ed ha un ruolo difficilmente inter­cambiabile. La sua tutela arcigna dei conti pubblici, per quanto irritante agli occhi di alcuni colleghi di governo, finora non ha avuto alternative: anche se ha accontentato perfino alcuni setto­ri leghisti, timorosi di vedere un federalismo sacrificato sull’al­tare della crisi.

La sicurezza con la quale ieri Tremonti ha spiegato ai "gover­natori " regionali che la riduzione dell’Irap sarà decisa rispettan­do il federalismo fiscale è indicativa. Significa declassare ad an­nuncio la proposta avanzata il giorno prima da Berlusconi. D’al­tronde, lo stesso sottosegretario a palazzo Chigi, Gianni Letta, ha confermato una riforma non immediata ma graduale e com­patibile con l’equilibrio del bilancio. Sono segni di "grande con­fusione sulle scelte economiche", ne deduce Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. Anche se nello scontro apertosi nel cen­trodestra l’opposizione è cauta. "Ho stima del ministro dell’Eco­nomia ", dice di Tremonti Massimo D'Alema, del Pd. "Ma riten­go che abbia affrontato la crisi come una parentesi, badando più al controllo della finanza pubblica che alle riforme; e dicen­do troppo presto che era finita". Il centrosinistra non capisce bene come andrà a finire. E nel limbo fra le primarie e lo scanda­lo che sta travolgendo il suo governatore nel Lazio, Piero Mar­razzo, osserva: da spettatore interessato ma soprattutto preoc­cupato.

Massimo Franco

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

"Ho controllato le webcam di tutto il mondo, quella bufera non risulta"

La bufera che non c'è svelata dalla Rete

"Dopo le leggi, la nevicata ad personam"

I lettori di Corriere.it smontano la giustificazione ufficiale sulla partenza ritardata del premier

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Tremonti-Berlusconi, salta l'incontro. Bossi: "Vogliono farlo fuori" (23 ottobre 2009)

Uno scorcio di San Pietroburgo ripreso da una webcam venerdì pomeriggio: niente neve

Uno scorcio di San Pietroburgo ripreso da una webcam venerdì pomeriggio: niente neve

MILANO - Il consiglio dei ministri è saltato e con esso anche il faccia a faccia con Giulio Tremonti, il ministro che, per dirla con Bossi, "stanno cercando di fare fuori" e che negli ultimi tempi è stato più volte segnalato in rotta con il capo del governo. Una gatta da pelare in più, insomma, per il Silvio Berlusconi. La "tempesta di neve" che lo ha trattenuto più del previsto a San Pietroburgo, dove era in visita all'amico Vladimir Putin nella dacia che il premier russo possiede sul lago Valdai, potrebbe dunque essere stata provvidenziale, almeno per lasciare calmare un po' le acque.

PARTENZA RITARDATA - "Tempesta di neve". "Bufera". "Avverse condizioni meteorologiche". E nei casi più prudenti, semplicemente "maltempo". Le giustificazioni sulla ritardata partenza dalla Russia del presidente del consiglio italiano, fatte trapelare dall'entourage del premier alle agenzie di stampa, sono però subito suonate strane al popolo della Rete. Perché le bufere di neve ai tempi di Internet, in un mondo ricoperto quasi interamente di webcam, difficilmente si possono inventare. In tanti hanno controllato. E di fiocchi di neve non ne hanno trovato traccia.

I COMMENTI DEI LETTORI - Se ne sono accorti anche i lettori di Corriere.it, che già pochi minuti dopo la diffusione della notizia del ritardo e delle giustificazioni addotte dagli ambienti vicini a Palazzo Chigi - le prime agenzie sono state battute attorno alle 13 - hanno voluto verificare di persona come stessero le cose. E hanno constatato che a San Pietroburgo e dintorni certamente non splendeva il sole, ma che la situazione non era più drammatica rispetto a quella che si sarebbe potuta avere in un qualunque aeroporto del nord Italia in una qualunque mattina di fine ottobre. Decidendo poi di farlo notare in tempo reale attraverso i commenti a margine dell'articolo sulle tensioni nell'esecutivo. "Di forti nevicate nessuna traccia neanche in Siberia" sottolinea alle 14,58 l'utente che si firma romatrash, citando il sito web wunderground.com. Due minuti più tardi è la volta di uomodireggio che racconta di aver visitato "diversi siti meteo e in nessuno era indicato che oggi vi fossero precipitazioni nevose su San Pietroburgo; la tempesta c'è ma è in Italia, a Roma". E lo stesso a distanza di pochi minuti fanno Tiggo, zarabla, maurieffe (che linka un sito meteo russo), sardolo... Il lettore Cichiamavanobanditi, dopo un riassunto dei dati meteo raccolti nel web ("precipitazioni assenti, 5°C, visibilità maggiore di 10 km, 0° sopra i 1.500 metri", prova a buttarla sull'ironia: "Forse nevica sul lettone di Putin". Per veleno1970 "tira aria brusca più a Roma che a San Pietroburgo" e bbbarney ha citato altri dati presi da Yahoo Meteo: "deboli piogge, umidità 93%, visibilità 7 km, vento a zero km". Un controllo sul web lo fanno anche giorei69 e bailamos, tanto per restare ai soli utenti che hanno riportato la notizia sotto l'articolo di Corriere.it.

TREMONTI E LA NEBBIA - La questione viene ripresa anche dal deputato del Pd, Sandro Gozi: "Dai dati trasmessi via web dai satelliti in tutto il mondo non c'è traccia di condizioni meteo che impediscano il decollo di un aereo da San Pietroburgo: forse si è trattato di turbolenze governative". E qualche perplessità se la concede lo stesso Giulio Tremonti: "Tempesta di neve? Direi invece che è stato bloccato da una nebbia fitta, molto fitta...".

NEVICATA AD PERSONAM - Basta poi googlare le parole "Berlusconi" "neve" e "San Pietroburgo" per far comparire il link a decine di forum e blog che commentano l'incongruenza tra quanto annunciato dall'entourage del premier e la fotografia della realtà scattata dai siti meteo. Titty53 solleva il caso su Yahoo Answers ("Su San Pietroburgo questa mattina non ha nevicato") e le rispondono subito in tredici, tutti per confermare che la neve da quelle parti nessuno l'ha vista. Sul blog Spinoza, nnzeus tira a indovinare la possibile replica del premier: "Previsioni del tempo in mano alla sinistra". E anche cosmètura, di nuovo sul Corriere.it, fa ricorso al sarcasmo e attribuisce alla capacità strategica del Cavaliere: "Oltre alle leggi anche le nevicate ad personam. GRANDE SILVIO".

Alessandro Sala

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-23

il titolare di via XX settembre e le possibili dimissioni: "nessuna nota corrisponde a verità"

Scontro su Tremonti, Bossi lo difende:

"Tentativo di farlo fuori, lo proteggo"

Cdm rinviato. Salta il chiarimento con Berlusconi: l'aereo del premier, partito tardi, atterra a Milano e non a Roma

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - "C'è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteggo". Il leader della Lega Umberto Bossi torna a ribadire il suo sostegno al ministro dell'Economia, criticato negli ultimi giorni anche all'interno della maggioranza di governo per le esternazioni sul posto fisso e colto di sorpresa dalle parole del premier sull'Irap. Tremonti non si era recato in mattinata a Palazzo Chigi dove alle 12 era convocato il Cdm - riunione poi annullata - ed era rimasto al ministero in attesa del ritorno di Berlusconi dalla Russia. Solo nel pomeriggio il titolare del ministero di via XX Settembre ha raggiunto Palazzo Chigi per la riunione tra il governo e le Regioni per definire l'accordo sul patto per la salute 2010-2012 e per discutere il tema dei fondi Fas e delle competenze in materia di turismo. Con Tremonti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i ministri Fitto, Calderoli, Scajola, Prestigiacomo, Sacconi e Brambilla. Assente il premier, che ha dovuto posticipare il rientro dalla Russia a causa di una tempesta di neve.

RIGORE SUI CONTI PUBBLICI - Dopo le perplessità espresse dal presidente della Camera e le parole del premier sull'Irap, il ministro dell'Economia non sembra disposto a cedere. "Sui conti pubblici resta ferma la linea del rigore" è la posizione di Tremonti confermata dai suoi più stretti collaboratori. Fonti vicine al ministro garantiscono anche che Tremonti "non ha mai pensato di dimettersi e mai lo farà". In una nota diffusa dal Tesoro, è il ministro in persona a comunicare: "Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità", si legge.

L'INCONTRO COL PREMIER - Il Consiglio dei ministri previsto per le 12 e rinviato dovrebbe tenersi a questo punto la prossima settimana, martedì o mercoledì. Venerdì mattina, prima che il Cdm slittasse, erano presenti a Palazzo Chigi per la riunione che aveva all'ordine del giorno la riforma dell'Università, diversi ministri, e tra gli altri, quello dell'Istruzione Mariastella Gelmini e quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Assente, come detto, Tremonti. A Palazzo Chigi si attendeva dunque l'arrivo di Berlusconi di rientro dalla Russia. Il premier, rimasto bloccato in mattinata a San Pietroburgo a causa di una tempesta di neve, è giunto nel primo pomeriggio all'aeroporto della città russa per rientrare in Italia, anche se le ultime notizie lo danno in arrivo a Milano e non a Roma. Il faccia a faccia con Tremonti dovrebbe dunque saltare. Il colloquio di chiarimento tra il ministro e il premier era stato concordato giovedì sera dai due durante una telefonata, dopo le parole del presidente del Consiglio su una "graduale riduzione dell'Irap".

 

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

il titolare di via XX settembre: "sui conti pubblici ferma linea del rigore. non mi dimetto"

Bossi difende Tremonti:

"Tentativo di farlo fuori"

Il Cdm rinviato. In giornata Berlusconi vedrà il ministro dell'Economia che non si è recato a Palazzo Chigi

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - "C'è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteggo". Il leader della Lega Umberto Bossi torna a ribadire il suo sostegno al ministro dell'Economia, criticato negli ultimi giorni anche all'interno della stessa maggioranza di governo per le esternazioni sul posto fisso e colto di sorpresa dalle parole del premier sull'Irap. Tremonti non si è recato in mattinata a Palazzo Chigi dove alle 12 era convocato il Cdm - riunione poi annullata - ed è rimasto al ministero in attesa del ritorno di Berlusconi dalla Russia. La posizione del titolare di via XX Settembre non cambia e il ministro, dopo le perplessità espresse dal presidente della Camera e le parole del premier sull'Irap, non sembra disposto a cedere. "Sui conti pubblici resta ferma la linea del rigore" è la posizione di Tremonti, confermata dai suoi più stretti collaboratori. Fonti vicine al ministro garantiscono anche che Tremonti "non ha mai pensato di dimettersi e mai lo farà".

IN PROGRAMMA UN INCONTRO COL PREMIER - Il Consiglio dei ministri previsto per le 12 è stato rinviato a data da destinarsi, hanno riferito fonti ministeriali. A Palazzo Chigi si attende l'arrivo di Berlusconi di rientro dalla Russia. Il premier, rimasto bloccato all'aeroporto di San Pietroburgo da una tempesta di neve, dovrebbe ancora decidere quando riconvocare la riunione dei ministri e in giornata dovrebbe anche incontrare Tremonti. Il colloquio di chiarimento tra il ministro e il premier era stato concordato giovedì sera dai due durante una telefonata, dopo le parole del presidente del Consiglio su una "graduale riduzione dell'Irap".

RINVIATO IL CDM - Il Cdm dovrebbe tenersi a questo punto la prossima settimana, martedì o mercoledì. Venerdì mattina, prima di mezzogiorno, erano arrivati a Palazzo Chigi per la riunione che aveva all'ordine del giorno la riforma dell'Università, diversi ministri, tra gli altri, quella dell'Istruzione Maria Stella Gelmini e quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Era già presente, invece, il ministro degli Esteri Franco Frattini, per una conferenza stampa.

 

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Tremonti, telefonata con Berlusconi: chiarire o sono pronto a lasciare

Il ministro dopo le critiche: no alla linea della spesa pubblica

ROMA — È stato un collo­quio tesissimo. Durante il qua­le Giulio Tremonti ha chiesto a Silvio Berlusconi una scelta di campo netta e definitiva. O la linea europea, quella del rigore e della ragionevolezza sui con­ti pubblici, o quella della spe­sa. Ben interpretata, secondo il ministro dell’Economia, dai concetti espressi da Gianfran­co Fini ieri sul Corriere della Sera. È stato quasi superfluo aggiungere che lui, Giulio Tre­monti, non rimarrebbe un mi­nuto di più al suo posto nel go­verno se il premier dovesse scegliere la via facile della spe­sa pubblica. Doveva essere una telefona­ta distensiva, quella fatta ieri a tarda sera al ministro dell’Eco­nomia dal presidente del Con­siglio, che dalla Russia tornerà solo questa mattina. Il tentati­vo di rassicurarlo dopo l’an­nuncio improvviso, affidato a Gianni Letta, di una "graduale riduzione dell’Irap fino alla sua soppressione". Che dire sia sta­to accolto con sorpresa dal tito­lare dell’Economia è forse un eufemismo.

Dopo il ritorno in campo di Fini sulla politica economica e il documento dei dieci punti che chiede un cambio di pas­so, smentito da tutti ma segno evidente del clima che si respi­ra nella maggioranza, la sortita sull’Irap è stata la classica goc­cia di troppo nel bicchiere. Va bene che la riduzione "gradua­le e progressiva" dell’Irap è prevista dal programma eletto­rale del Popolo della Libertà. Ed è pure vero che lo stesso Tremonti, non più di una setti­mana fa a Milano, parlava del­­l’Irap come di "una delle critici­tà del sistema". A differenza della Francia, che ha finito con il mettere tre nuove tasse, dice­va il ministro dell’Economia, "se noi eliminiamo l’Irap la eli­miniamo e basta". Il problema sta in quel "se", pronunciato dal titolare del Tesoro. Perché una discussione sui tempi, la quantità e le modalità tecniche dell’operazione non c’è mai sta­ta all’interno del governo o del­la coalizione di maggioranza. E abbattere l’Irap non è un’operazione semplice. Ogni anno quella tassa, per quanto odiata, porta nelle casse dello Stato una quarantina di miliar­di di euro. Perché il taglio sia sensibile, ed avvertibile dalle imprese che ieri si sono subito lanciate in grandi apprezza­menti al premier, servono ri­sorse che oggi è impossibile trovare nel bilancio. A disposizione ci sarebbe­ro pure il gettito dello scudo fiscale, che potrebbe anche arrivare a oltre 5 miliardi di euro, ed una parte dei fondi per i Tremonti Bond alle ban­che, che avanzano.

Ma nono­stante quel che dice qualche ministro, con le "una tantum" non è proprio possibile finan­ziare una riduzione strutturale delle tasse, come sarebbe in ogni caso il taglio dell’Irap. Si potrebbe fare in deficit, ma la tenuta del bilancio per Tre­monti è la condizione indi­spensabile per il rilancio del­l’economia, ma anche per con­tinuare a collocare tutti i mesi gli enormi quantitativi di ti­toli di Stato che servono per finanziare il debito pubbli­co. Non a caso, ieri, le agen­zie di rating hanno soppe­sato la proposta del pre­mier con grande perples­sità, parlando di "un cambio di rotta sorpren­dente ". "Finora l’Italia non ha preso misure di­screzionali di taglio delle tasse — sottolineano gli analisti dell’agenzia di ra­ting Fitch — tenendo un comportamento responsabile dato l’elevato debito pubbli­co ". Per il taglio dell’Irap servi­rebbero altrettanti tagli di spe­sa pubblica. Una scelta va fatta. Oggi Berlusconi e Tremonti, at­teso in serata a Lecce per la due giorni a porte chiuse del­l’Aspen, si parleranno. Gianni Letta, che ieri sera ha vestito di nuovo i panni del mediatore, dopo una giornata di forte ten­sione, fa intendere un certo ot­timismo. Il colloquio avverrà subito prima del Consiglio dei ministri durante il quale, sem­mai il faccia a faccia tra il pre­mier e il ministro avesse esito positivo, tutto dovrà esser mes­so ben in chiaro sul tavolo.

Mario Sensini

23 ottobre 2009

 

 

 

Fini, gelo su Tremonti e il posto fisso

"Il premier? Apprezzo il suo impegno"

Il nodo Regionali: Lega, la doppia candidatura in Veneto e Piemonte crea problemi. "Galan? Caso delicatissimo"

ROMA - Solo alla politica è consentito trovare la qua­dratura del cerchio e Gian­franco Fini vede Silvio Berlu­sconi impegnato nel tentati­vo di farlo quadrare, "cosa non facile" e tuttavia "neces­saria ". Non a caso il presiden­te della Camera apprezza il modo in cui il premier "sta cercando di farsi carico delle richieste di tutti, fortemente intenzionato com’è a tenere insieme l’alleanza". Non è il tempo dei distinguo e dello scontro, semmai quello della collaborazione. E da ciò che il "cofondatore" del Pdl dice nelle sue conversazioni riser­vate, si intuisce che il passag­gio è complicato. Perché sono molti i fronti aperti, a partire dalle tensioni che si concentrano sulla poli­tica economica e sul suo mini­stro. A Fini non è piaciuta la sortita di Giulio Tremonti sul "posto fisso", "forse non si è reso conto degli effetti che avrebbe determinato, e poi ha voluto lo stesso tenere il punto, ridimensionandone comunque la portata". Ma non è quello il problema, quanto le divergenze che no­ta nel governo e nella maggio­ranza. L’ex leader di An rico­nosce che "la linea di conteni­mento della spesa è dettata dal fatto che l’Italia rischia il patatrac. Perciò il ministro non prende per ora in consi­derazione costi aggiuntivi".

Per quanto possa apparire paradossale, la strategia deci­sa da Tremonti incide sul la­voro istituzionale di Fini. L’in­quilino di Montecitorio se n’è reso conto durante un in­contro con i presidenti delle commissioni parlamentari della Camera: "Se il Parlamen­to non ha argomenti da discu­tere, deriva anche dal fatto che i lavori in commissione spesso vengono bloccati dal Bilancio. Basta infatti che un provvedimento preveda una sia pur minima copertura eco­nomica e l’ultima parola spet­ta al governo. E siccome sen­za copertura non va avan­ti... ". Dal suo scranno sente l’eco che arriva dal Tesoro ­dove chiedono di "pazienta­re " in attesa di sapere quali ef­fetti produrrà lo scudo fiscale sul gettito - e al contempo percepisce l’impazienza di Berlusconi, "che sottolinea sempre come la sua sia la poli­tica del fare, e però non rie­sce a fronteggiare tutte le ri­chieste che vengono dai setto­ri produttivi del Paese". L’economista Mario Baldas­sarre gli ha fatto pervenire uno studio sulla "politica inerziale" - così viene defini­ta - di Tremonti, che produr­rebbe una ripresa "troppo lenta" per l’Italia, se è vero che servirebbero sette anni per recuperare la ricchezza perduta con la crisi, che i con­sumi tornerebbero in linea con il 2007 solo nel 2012, che il rapporto debito-pil rientre­rebbe sotto il 3% nel 2015, che intanto la pressione fisca­le resterebbe elevata... "Sarà, ma qual è la ricetta alternati­va?", ha sospirato Fini chiu­dendo il dossier. Gli è chiaro che l’economia resta il tornan­te decisivo, ma rispetto agli anni in cui sedeva al governo è intenzionato a restare un passo indietro.

Da "cofondatore" del Pdl è invece impegnato a trovare una soluzione sulle Regiona­li. Osserva le mosse di Pier Ferdinando Casini, "che da politico avveduto fino al 2012 resterà alla finestra", e scommette che l’Udc "in alcu­ne aree" farà intese con il cen­trodestra. Per il resto, il patto con il Cavaliere e Umberto Bossi regge, solo dopo un in­contro a tre verrà infatti sciol­to il nodo delle candidature. Le scelte più "impegnative" riguardano il Nord. Perché Fi­ni riconosce che nel Setten­trione il Carroccio "ha un for­te consenso popolare", e sa bene che "la Lega è indispen­sabile alla tenuta del gover­no ": "Ma la doppia candidatu­ra in Veneto e Piemonte di esponenti leghisti crea pro­blemi oggettivi". Che poi è quanto aveva già detto a Bos­si due settimane fa: "Umber­to, scegli". A parte il fatto che per ora il Senatùr ha scelto di non sce­gliere, è da vedere cosa farà Berlusconi, se e in che modo cioè il capo del Carroccio riu­scirà eventualmente a strap­pare le due candidature, ma­gari allettando il Cavaliere con una contropartita politi­ca. Nel Pdl c’è comunque da risolvere il "caso Galan". E poco importa stabilire se ieri Fini ha davvero incontrato il governatore veneto o se ha avuto solo un colloquio tele­fonico. Il punto è che i vertici del partito dovranno dare ri­sposte ai quesiti che Galan ha ripetuto al presidente della Camera: "Ho svolto male il mio compito da presidente della Regione? Se non è così, quali sono i motivi per cui do­vrei farmi da parte? E perché devo lasciare io e non Formi­goni?".

Il "cofondatore" parla di un caso "delicatissimo", an­che se non crede che Galan la­scerebbe il partito qualora non fosse più candidato, "penso di no, almeno me lo auguro". Così come si augura che il "caso Campania" ven­ga risolto "con il buonsen­so ". Come per il Lazio, Fini è convinto che "si troverà una soluzione all’interno del parti­to. E sarà indolore se si ragio­nerà con la logica di selezio­nare il nome migliore, e non in base alla provenienza". Non è indifferente dinnanzi alla polemica su Nicola Cosen­tino, sulle ombre giudiziarie che si addensano sul sottose­gretario e che rischiano di mi­narne la candidatura in Cam­pania. "Cosentino è il segreta­rio regionale del Pdl, ed è chiaro che una decisione non può essere presa contro di lui", ha fatto sapere il presi­dente della Camera: "Ma lui deve capire che c’è un proble­ma di opportunità". Come di­re che sarebbe preferibile se Cosentino facesse un passo indietro, "anche se è chiaro che - visto il suo ruolo - an­drà coinvolto nella scelta". Ancora una volta politica e giustizia si incrociano. E so­no giorni feroci di polemiche e veleni. Raccontano che Fini abbia avuto un moto di fasti­dio leggendo sui giornali del­la presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, e che dopo aver scorso il decalogo conte­nuto nel "papello", avrebbe commentato: "Manca l’undi­cesima richiesta, il Palermo campione d’Italia... Sono ri­chieste folli, ammesso che sia vero il documento. Non vor­rei si trattasse dell’ennesima bufala". E discutendo di giu­stizia con alcuni interlocuto­ri, il ragionamento è precipi­tato sulle riforme. Ha sorriso quando gli hanno fatto nota­re che - come prima cosa ­Berlusconi vorrebbe riforma­re la par condicio: "Ma se in Parlamento non ci sono nem­meno i tempi tecnici per mo­dificarla, di che parliamo?".

"Invece i tempi per una ri­forma della Carta costituzio­nale ci sono", ha rilanciato il presidente della Camera. Per capire le ragioni dei suoi in­terventi pubblici a favore di un’intesa bipartisan sulla ri­scrittura delle regole, basta sbirciare la bozza del libro "Il futuro della libertà" - edito da Rizzoli - che Fini presente­rà in concomitanza con il ven­tesimo anniversario della ca­duta del Muro di Berlino. È lì che Fini scrive come "una ri­forma 'a colpi di maggioran­za' servirebbe solo a sancire la divisione del Paese e a rin­focolare le vecchie pulsioni al­la faziosità, che sono purtrop­po un passo costante del co­stume italiano e che riemerge frequentemente". Se da "cofondatore" del Pdl sta collaborando con Ber­lusconi sulle questioni di par­tito, da presidente della Ca­mera si oppone all’intransi­genza del Cavaliere sulle rifor­me, perché - sottolinea nel li­bro - "il cambiamento delle regole riguarda tutti, non so­lo una parte. Perché la Costi­tuzione segna il perimetro della casa comune degli italia­ni. Perché è necessario risco­prire il patriottismo costitu­zionale come valore che ce­menta la coesione sociale non meno che quella politi­ca ". Quella che servirebbe, se­condo Fini, "è una grande sta­gione costituente". Roba da quadratura del cerchio.

Francesco Verderami

22 ottobre 2009

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-10-27

Il Cavaliere ad Arcore incontra prima Bossi, con cui parla anche di elezioni regionali

E poi in serata, dopo una faticosa mediazione, tocca al numero uno di via XX settembre

Armistizio Berlusconi-Tremonti

Ma tramonta l'ipotesi vicepremier

Soddisfatto Bonaiuti: "Chiarito ogni equivoco tra idue"

Fonti vicine al ministro: "Il presidente gli ha rinnovato la fiducia"

Armistizio Berlusconi-Tremonti Ma tramonta l'ipotesi vicepremier

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - Quasi un'ora di faccia a faccia ad Arcore, questa sera, tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Un incontro che ha sancito, secondo quanto riferiscono gli stretti collaboratori dei diretti interessati, la pacificazione tra i due: "E' stato chiarito ogni equivoco - ha riferito il sottosegretario Paolo Bonaiuti - continua con grande impegno una collaborazione che è stata sempre intensa e proficua da più di 15 anni". Anche il ministro dell'Economia, hanno detto fonti a lui vicine, è "soddisfatto", avendo avuto "la conferma di un forte rapporto personale e affettivo con il presidente". E di una "fiducia e stima immutate".

Prima, nel corso della giornata, il presidente del Consiglio aveva ricevuto Umberto Bossi: era presente anche il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota, che viene dato come possibile candidato del centrodestra alla presidenza del Piemonte.

Questi due faccia a faccia sono arrivati dopo le polemiche che hanno visto coinvolti proprio il Cavaliere e Tremonti - ad esempio, sul taglio dell'Irap e su una aventuale nomina a vicepresidente del Consiglio. E se nell'incontro mattutino con gli esponenti del Carroccio all'ordine del giorno ci sono state anche le candidature per le Regionali di marzo, il caso del ministro dell'Economia era quello considerato più importante, per la tenuta della maggioranza.

E così, dopo giornate di alta tensione tra il premier e il responsabile di via XX settembre, si è lavorato - sia i leghisti, sia i vertici del Pdl - a una soluzione per riavvicininare le rispettive posizioni, e far terminare la fase di stallo. Con la seguente formula: un "patto di concertazione" tra i due, e una sorta di cabina di regia nel Pdl per "condividere" la politica economica. Tremonti presiederà un nuovo "Comitato per la politica economica" all'interno del Pdl, al quale parteciperanno i tre coordinatori - Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini - affiancati dai capigruppo del partito alla Camera e al Senato. Ma resta il fatto che l'ipotesi a cui il ministro teneva, quella della nomina a vicepremier, è stata accantonata.

Al presidente del Consiglio il responsabile dell'Economia avrebbe illustrato anche delle idee, delle proposte per lo sviluppo. Idee che dovranno essere verificate all'interno del comitato ad hoc. Si tratta di misure per la crescita che il Ministero sta approntando.

"La situazione - ha dichiarato oggi il ministro Ignazio La Russa - non mi sembra drammatica. Credo che Tremonti sia il miglior ministro dell'Economia e delle Finanze che l'Italia ha avuto. Diventerebbe il migliore del mondo, se poi fosse anche disposto a discutere di più con gli altri".

(27 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

Col leader leghista il Cavaliere ha parlato anche di elezioni regionali

E poi tocca al il ministro dell'Economia, al centro di una disputa in casa Pdl

Arcore, Berlusconi vede Bossi

E in serata incontra Tremonti

Prima la mediazione del senatùr, poi il faccia a faccia per fare pace col ministro

Arcore, Berlusconi vede Bossi E in serata incontra Tremonti

Bossi e Tremonti

ROMA - Si è tenuto questa mattina, nella villa del premier ad Arcore, un incontro tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Presente anche il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota, che viene dato come possibile candidato del centrodestra alla presidenza del Piemonte. E in serata, il padrone di casa riceve invece Giulio Tremonti: un colloquio che dovrebbe portare, grazier anche alla mediazione del leader leghista, a una pacificazione tra i due.

Il doppio faccia a faccia arriva dopo le polemiche che hanno visto coinvolti proprio il Cavaliere e Tremonti - ad esempio, sul taglio dell'Irap e su una aventuale nomina a vicepresidente del Consiglio: una frattura, tra loro, che è diventata abbastanza profonda. E se nell'incontro mattutino con gli esponenti del Carroccio all'ordine del giorno ci sono state anche le candidature per le Regionali di marzo, il caso del ministro dell'Economia è quello al momento più importante, per la tenuta della maggioranza.

E così, dopo giornate di alta tensione tra il premier e il responsabile di via XX settembre, si starebbe lavorando - grazie anche ai buoni uffici di Bossi - a una soluzione che riavvicini le rispettive posizioni, e faccia uscire dalla fase di stallo.

"La situazione - ha minimizzato oggi il ministro della Difesa, Ignazio La Russa - non mi sembra drammatica. E anche la richiesta di nominare Tremonti vicepremier: siete sicuri che sia stata formulata in questi termini?". E ancora: "Creedo che Tremonti sia il miglior ministro dell'Economia e delle Finanze che l'Italia ha avuto. Diventerebbe il migliore del mondo, se poi fosse anche disposto a discutere di più con gli altri".

(27 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

2009-10-25

Irritazione verso il responsabile dell'Economia che "sembra un ministro della Lega"

L'irritazione di Matteoli e Brunetta. Calderoli: "Nessuno pensi a governicchi"

"Tremonti vice?" No dei ministri Pdl

E Berlusconi convoca i coordinatori

"Tremonti vice?" No dei ministri Pdl E Berlusconi convoca i coordinatori

ROMA - La tregua armata siglata tra il presidente del consiglio e il ministro dell'economia alla presenza di Bossi e Calderoli, resta fragile. Lasciata nel limbo l'Irap, con l'accordo che si farà perché è nel programma di governo, resta l'insofferenza del premier e di una parte della maggioranza verso quello che ormai in molti nel pdl definiscono il "quinto ministro della Lega".

La prova è nelle reazioni alle voci di una richiesta che sarebbe stata avanzata da Tremonti di ricoprire il ruolo di vicepremier. Bocciatura secca del ministro della Funzione pubblica Brunetta, che con frasi al miele definisce il responsabile di via XX Settembre "il migliore ministro dell'economia in Europa" ma spiega anche che proprio per questo non ha bisogno di alcun "gallone". E non è l'unico. Anche il ministro per le infrastrutture, Matteoli, sottolinea che il governo "ha bisogno di trovare soluzioni, non di aumentare le poltrone".

Il Cavaliere, inoltre, vuole avere più margine di manovra nelle decisioni di politica economica, anche in vista delle regionali che sono alle porte. E per domani convoca i tre coordinatori del partito: Denis Verdini, Ignazio la Russa e Sandro Bondi. Una riunione che consentirà di discutere dell'esito del vertice di Arcore ma anche di dare una veste 'collegiale' e 'di democrazia interna' a qualsiasi decisione che sarà presa.

A blindare il responsabile dell'economia, anche oggi arriva la Lega per bocca del ministro Roberto Calderoli. Se qualcuno pensa di sostituirlo con un tecnico si ricordi - dice - che "i tecnici in parlamento durano come un gatto sull'aurelia". Siniscalco docet.

Non solo. Perché l'esponente del carroccio mette anche in guardia da chi può ipotizzare che alla fine non resti che la soluzione delle elezioni anticipate. Il vero rischio, sostiene, piuttosto è quello di un "governicchio".

(25 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-25

IL RETROSCENA/ Tra Berlusconi e Tremonti tensione altissima

Il presidente della Camera paventa una "caduta di leadership"

"Giulio deve capirlo, il premier sono io"

Fini: se Silvio cede si fa commissariare

di GIANLUCA LUZI

"Giulio deve capirlo, il premier sono io" Fini: se Silvio cede si fa commissariare

Berlusconi e, alle sue spalle, Tremonti

ROMA - "Giulio, ti pare che io voglio abolire l'Irap così, da un giorno all'altro... Lo faremo quando ci saranno i soldi. Ma in due mesi arriveranno i miliardi dello scudo fiscale e quelli dobbiamo usarli per abbassare le tasse". Dopo nemmeno tre giorni dall'annuncio al convegno della Cna, Berlusconi smentisce se stesso e firma con Tremonti la tregua armata. Del resto per uno che si è inventato la tempesta di neve sopra la dacia di Putin per partire in ritardo e far saltare il Consiglio dei ministri, una smentita non è poi la fine del mondo. Il gelo resta, i rapporti personali sono ormai deteriorati e non basta un incontro di tre ore per ricucire lo strappo. Ne è prova il commento a denti stretti di Calderoli sull'esito dell'incontro: "Meglio non parlarne. Il governo sta in piedi solo grazie a quell'uomo lì", indicando Bossi.

Il vertice di Arcore si è svolto in due parti: prima Berlusconi con Calderoli e Bossi. Poi è arrivato anche Tremonti che il premier avrebbe cercato di evitare fino all'ultimo. "Giulio deve capire che il presidente del consiglio sono io e la linea politica la stabilisco io e non lui. Entro la fine dell'anno qualcosa sulle tasse devo farlo e lui si deve adeguare", ha premesso il premier con i capi leghisti. "Non ti preoccupare, convincerò Tremonti", ha garantito Bossi. In tre ore il vertice è servito per rinviare lo show down finale con il ministro, che Berlusconi ha criticato per voler fare tutto da solo, senza coinvolgere anche gli altri ministri: "Non sapete che fatica faccio a tenere tutti uniti. D'ora in poi non voglio più dichiarazioni contrastanti di un ministro contro un altro". E la prima a raccogliere la sollecitazione è stata la Gelmini, Scuola, che dopo essersi lamentata vivacemente nei giorni scorsi per i finanziamenti troppo scarsi, ieri si è affrettata a ringraziare Tremonti per l'opera di risanamento dei conti.

Nel salotto di Arcore sono entrati per primi Calderoli e Bossi (che considera Tremonti il garante del federalismo fiscale), e anche se il leader lumbard nega di aver fatto da paciere, non c'è dubbio che la sua presenza al vertice stabilisce chi è il vero ago della bilancia nel governo e nello scontro sanguinoso fra Tremonti e i sempre più insofferenti ministri anti-Giulio. Bossi si è fatto sentire, eccome, sulle troppe parole in libertà dei ministri e soprattutto sulla voglia di spesa facile in vista delle elezione. "Troppi pasticcioni, troppi ministri a caccia di consenso, troppa gente che fa casino", ha detto avvertendo Berlusconi di tenere a bada quei ministri "troppo invidiosi" di Tremonti.

L'elenco di chi chiede di allentare i cordoni della borsa è lungo, a cominciare come si è visto da Berlusconi che ha bisogno di dare qualche segnale per rinvigorire il consenso in vista delle elezioni amministrative di fine marzo. Ma anche se alla fine Berlusconi la spunterà, Bossi ieri ad Arcore non solo ha ricordato che "finché io vivo Tremonti non si tocca", ma ha perfino tirato in ballo gli odiati "controllori" di Francoforte e Bruxelles per ricordare a Berlusconi che "l'Europa ci uccide se spendiamo".

Quindi tutti d'accordo: prima vengono le riforme costituzionali e la Giustizia, l'Irap si eliminerà - come chiede di fare da subito la Confindustria - ma nel tempo, quando ci sarà la copertura finanziaria per farlo. Piuttosto viene il sospetto che la vera posta in gioco nel duello fra Berlusconi e Tremonti non sia tanto l'Irap, ma il "tesoretto" che arriverà entro la fine dell'anno con lo scudo fiscale: qualcosa che può arrivare fino a 5 miliardi di euro, molto utili in vista delle elezioni. Chi li gestirà? Un fondo speciale a Palazzo Chigi, o un capitolo di spesa gestito dal ministero dell'Economia? Il "tesoretto" fa gola a tutti e due, e su quei 5 miliardi lo scontro si annuncia sanguinoso.

© Riproduzione riservata (25 ottobre 2009)

 

 

 

 

2009-10-24

Ad Arcore faccia a faccia tra premier e ministro dell'Economia dopo le tensioni

dei giorni scorsi culminate nella lite telefonica di ieri. Presente anche Calderoli

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi

Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

E assicura: "Giulio inamovibile finché sono vivo io, il governo è solido"

Poi l'annuncio sulle regionali: "Accordo chiuso, il Veneto va a noi della Lega"

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

Berlusconi, Bosssi e Tremonti

MILANO - Ieri la lite telefonica tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, dopo i contrasti su un eventuale taglio dell'Irap. E oggi, ad Arcore, il premier e il ministro dell'Economia hanno avuto un incontro chiarificatore tra i due. Alla presenza del maggiore sostenitore del titolare di via XX settembre: il ministro delle Riforme Umberto Bossi. C'era anche il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. E all'uscita, il Senatùr ha spiegato che l'imposta verrà sì tagliata, ma "col tempo". E dunque non subito, come invece il premier aveva annunciato appena due giorni fa.

Ma Bossi, chiacchierando coi cronisti, ha annunciato un'altra decisione cruciale, presa nel mini-vertice odierno: "Accordo chiuso - ha assicurato - la regione Veneto andrà alla Lega". Una decisione, questa, che riapre i giochi politici, sia all'interno del Pdl che all'esterno. Con probabili contromosse da parte del governatore del Veneto Galan, che aveva già annunciato la sua intenzione di ricandidarsi comunque.

Sempre a proposito del faccua a faccia, il Senatùr ha riferito che "è andato tutto bene: Tremonti è solido, solido, nessun corre pericolo finché sono vivo. Anche il governo è solido, siamo una stessa famiglia. E' inutile dare spazio a chi fa casino e basta". Il diretto interessato, ovvero il ministro dell'Economia, ha lasciato Arcore senza rilasciare dichiarazioni.

E sempre oggi, a negare contrasti in casa Pdl è stato anche il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: "L'esecutivo è profondamente unito, non credete a chi gioca a destabilizzare. Leggendo i giornali si ha una visione della realtà deformata. Mi pare che stiano drammatizzando cose che non sono da dramatizzare, il governo ha una maggioranza solida, è coeso".

Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini - chiamato in causa da alcuni come "ispiratore" della fronta antiTremonti - è intervenuto sulla vicenda. Con una smentita: "Contesto che ci possa essere all'interno, non dico del Pdl, ma della politica italiana più avveduta un partito della spesa. Il ragionamento è un po' più sofisticato: contenere la spesa pubblica, ma cercando di individuare quei settori in cui si possa tagliare senza rallentamento della produzione di ricchezza. Individuare dei tagli che siano selettivi, non orizzontali".

(24 ottobre 2009

 

 

 

Ad Arcore faccia a faccia tra premier e ministro dell'Economia dopo le tensioni

dei giorni scorsi culminate nella lite telefonica di ieri. Presente anche Calderoli

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi

Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

E assicura: "Giulio inamovibile finché sono vivo io, il governo è solido"

Poi l'annuncio sulle regionali: "Accordo chiuso, il Veneto va a noi della Lega"

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

Berlusconi, Bosssi e Tremonti

MILANO - Ieri la lite telefonica tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, dopo i contrasti su un eventuale taglio dell'Irap. E oggi, ad Arcore, il premier e il ministro dell'Economia hanno avuto un incontro chiarificatore tra i due. Alla presenza del maggiore sostenitore del titolare di via XX settembre: il ministro delle Riforme Umberto Bossi. C'era anche il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. E all'uscita, il Senatùr ha spiegato che l'imposta verrà sì tagliata, ma "col tempo". E dunque non subito, come invece il premier aveva annunciato appena due giorni fa.

Ma Bossi, chiacchierando coi cronisti, ha annunciato un'altra decisione cruciale, presa nel mini-vertice odierno: "Accordo chiuso - ha assicurato - la regione Veneto andrà alla Lega". Una decisione, questa, che riapre i giochi politici, sia all'interno del Pdl che all'esterno. Con probabili contromosse da parte del governatore del Veneto Galan, che aveva già annunciato la sua intenzione di ricandidarsi comunque.

Sempre a proposito del faccua a faccia, il Senatùr ha riferito che "è andato tutto bene: Tremonti è solido, solido, nessun corre pericolo finché sono vivo. Anche il governo è solido, siamo una stessa famiglia. E' inutile dare spazio a chi fa casino e basta". Il diretto interessato, ovvero il ministro dell'Economia, ha lasciato Arcore senza rilasciare dichiarazioni.

E sempre oggi, a negare contrasti in casa Pdl è stato anche il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: "L'esecutivo è profondamente unito, non credete a chi gioca a destabilizzare. Leggendo i giornali si ha una visione della realtà deformata. Mi pare che stiano drammatizzando cose che non sono da dramatizzare, il governo ha una maggioranza solida, è coeso".

Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini - chiamato in causa da alcuni come "ispiratore" della fronta antiTremonti - è intervenuto sulla vicenda. Con una smentita: "Contesto che ci possa essere all'interno, non dico del Pdl, ma della politica italiana più avveduta un partito della spesa. Il ragionamento è un po' più sofisticato: contenere la spesa pubblica, ma cercando di individuare quei settori in cui si possa tagliare senza rallentamento della produzione di ricchezza. Individuare dei tagli che siano selettivi, non orizzontali".

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Ad Arcore faccia a faccia tra premier e ministro dell'Economia dopo le tensioni

dei giorni scorsi culminate nella lite telefonica di ieri. Presente anche Calderoli

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi

Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

E assicura: "Giulio inamovibile finché sono vivo io, il governo è solido"

Poi l'annuncio sulle regionali: "Accordo chiuso, il Veneto va a noi della Lega"

Berlusconi incontra Tremonti e Bossi Il Senatùr: "Tagli all'Irap? Col tempo..."

Berlusconi, Bosssi e Tremonti

MILANO - Ieri la lite telefonica tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, dopo i contrasti su un eventuale taglio dell'Irap. E oggi, ad Arcore, il premier e il ministro dell'Economia hanno avuto un incontro chiarificatore tra i due. Alla presenza del maggiore sostenitore del titolare di via XX settembre: il ministro delle Riforme Umberto Bossi. C'era anche il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. E all'uscita, il Senatùr ha spiegato che l'imposta verrà sì tagliata, ma "col tempo". E dunque non subito, come invece il premier aveva annunciato appena due giorni fa.

Ma Bossi, chiacchierando coi cronisti, ha annunciato un'altra decisione cruciale, presa nel mini-vertice odierno: "Accordo chiuso - ha assicurato - la regione Veneto andrà alla Lega". Una decisione, questa, che riapre i giochi politici, sia all'interno del Pdl che all'esterno. Con probabili contromosse da parte del governatore del Veneto Galan, che aveva già annunciato la sua intenzione di ricandidarsi comunque.

Sempre a proposito del faccua a faccia, il Senatùr ha riferito che "è andato tutto bene: Tremonti è solido, solido, nessun corre pericolo finché sono vivo. Anche il governo è solido, siamo una stessa famiglia. E' inutile dare spazio a chi fa casino e basta". Il diretto interessato, ovvero il ministro dell'Economia, ha lasciato Arcore senza rilasciare dichiarazioni.

E sempre oggi, a negare contrasti in casa Pdl è stato anche il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: "L'esecutivo è profondamente unito, non credete a chi gioca a destabilizzare. Leggendo i giornali si ha una visione della realtà deformata. Mi pare che stiano drammatizzando cose che non sono da dramatizzare, il governo ha una maggioranza solida, è coeso".

Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini - chiamato in causa da alcuni come "ispiratore" della fronta antiTremonti - è intervenuto sulla vicenda. Con una smentita: "Contesto che ci possa essere all'interno, non dico del Pdl, ma della politica italiana più avveduta un partito della spesa. Il ragionamento è un po' più sofisticato: contenere la spesa pubblica, ma cercando di individuare quei settori in cui si possa tagliare senza rallentamento della produzione di ricchezza. Individuare dei tagli che siano selettivi, non orizzontali".

(24 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

Oggi chiarimento ad Arcore tra il premier e il ministro. "Ma non portare i leghisti"

"L'austerità" di Tremonti irrita il Cavaliere, che alle Regionali punta su un calo delle tasse

"Fammi vicepremier". "No, ora basta"

lite al telefono tra Berlusconi e Tremonti

di CLAUDIO TITO

"Fammi vicepremier". "No, ora basta" lite al telefono tra Berlusconi e Tremonti

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - "Io le dimissioni le ho presentate. Stanno sulla tua scrivania di Palazzo Chigi. Tocca a te decidere. Ma per quanto mi riguarda, un modo per arrivare al chiarimento c'è. Nominami vicepresidente del consiglio con deleghe piene". "Vicepremier? Non esiste. E poi cosa dico a quelli di An? Stai esagerando. Con te non ce la faccio più". La linea tra Roma e San Pietroburgo è rovente. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono ai ferri corti.

I colloqui tra i due sono tesissimi. A tratti scorbutico. Chi ha assistito alle due telefonate intercorse sulla direttrice Italia- Russia, le definisce drammatiche. Con un elemento che mai era emerso in passato: il deterioramento dei rapporti personali.

E a poco è servita la mediazione di Gianni Letta. Le incomprensioni restano. Il capo di Via XX Settembre vuole "un chiarimento definitivo" e ai suoi ha confidato: "Non so se la prossima settimana sarò ancora ministro". Così, la rabbia del Cavaliere è arrivata al punto di dover inventare una scusa meteorologica (la neve in Russia) pur di non partecipare al consiglio dei ministri di ieri mattina e di non incontrare "l'amico Giulio". "Se vado adesso - ha spiegato a Letta - succede il finimondo. Parleremo a freddo. Ma il Chiarimento, a questo punto, lo pretendo io". Oggi dovrebbe esserci un faccia a faccia nella villa di Arcore. Ma l'appuntamento, secondo l'inquilino di Via del Plebiscito, deve avere una condizione: avvenire senza la "scorta" leghista. Senza, insomma, la difesa di Umberto Bossi.

Le parole lanciate dalla dacia di Putin verso la Capitale, sono durissime. "Ormai - si è lasciato andare con un ministro - Giulio assomiglia sempre più a Padoa-Schioppa. Non ce la faccio più. Sembra quasi che stia remando contro. Se potessi, lo manderei via subito". Ecco, il punto di svolta. L'ipotesi di un "licenziamento" non è più esclusa. Una sacrificio da consumare sull'altare di quello che ormai viene chiamato il "Predellino fiscale". Ma quel "se potessi", fa capire che la scelta non è per niente facile. Una "voglia" mai manifestata nemmeno nei momenti più bui, quelli del 2005. Eppure qualche nome, per la successione, già circola dalle parti di Palazzo Chigi. Quello di Renato Brunetta, ad esempio. Per ammansire la Lega e separarne il destino da quello di Tremonti, un altro candidato è stato suggerito al Cavaliere: Giancarlo Giorgetti, il presidente lumbard della commissione Bilancio della Camera.

Un pressing, insomma, che ha trasformato il "chiarimento" in un passaggio "imprescindibile" per il capo dell'Economia. "Il Pdl organizza la fronda contro di me. Molti ministri tramano alle mie spalle. E soprattutto si prospetta una politica economica ben diversa da quella sostenuta in questi mesi. Diversa da quella "sostenibile"". Il riferimento è all'intenzione di tagliare l'Irap. Prima annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, e poi confermato dal sottosegretario Letta. Un intervento non concordato. Tant'è che ieri arrivavano i report delle agenzie di rating con un comune denominatore: giudizio negativo sul taglio delle tasse. Non è un caso che per rasserenarlo, Letta - davanti alla Conferenza Stato-Regioni - abbia definito "impossibile" la soppressione di quell'imposta.

La mediazione del sottosegretario, però, è un'iniziativa autonoma. Per il Cavaliere, invece, non è affatto "impossibile". Non solo. Il premier si è fatto scappare un progetto che ha letteralmente terrorizzato l'Economia: la riduzione dell'Irpef. L'imposta sulle persone fisiche. E già, perché Berlusconi si sente in un angolo. In vista delle regionali - che considera un voto sull'esecutivo - spinge per una sorta di "Predellino fiscale". Una svolta maturata dopo le elezioni in Germania. Quando il Cancelliere Merkel, una volta formata l'alleanza con i liberali, ha annunciato il taglio delle aliquote. Da sempre, del resto, il Cavaliere vagheggia una sistema con due solo aliquote: al 23% e al 33%.

Il titolare del Tesoro, allora, si sente sempre più isolato. Con tanti ministri del Pdl infastiditi dall'atteggiamento del "collega", con Gianfranco Fini irritato per la scarsa propensione a alimentare i consumi, con la Confindustria decisa a sostenere le proprie ragioni "fiscali" e con il mondo delle banche pronto al regolamento dei conti. La mossa di ieri, poi, di mettere sul tavolo delle Regioni ben 3 miliardi per la spesa sanitaria ha colto di sorpresa un po' tutto l'esecutivo. "Fino a ieri non c'era una lira - si lamenta un ministro Pdl - e ora spuntano tre miliardi. Non è che c'è un tesoretto nascosto che Giulio vuole usare per il futuro? Per il suo futuro politico?". Un dubbio che avvolge pure Berlusconi: "Se qualcuno pensa di farmi fuori, la risposta saranno le elezioni anticipate". Forse il vero obiettivo del premier.

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Ci sarà anche il leader leghista Umberto Bossi. Sul tavolo i contrasti

nell'esecutivo dopo le polemiche su posto fisso e riduzione delle tasse

Oggi l'incontro Berlusconi-Tremonti

Scajola: "Noi uniti, non credete ai destabilizzatori"

MANTOVA - Maroni conferma: si terra oggi l'incontro tra Berlusconi e Tremonti. E ci sarà anche Umberto Bossi. Per il ministro dell'Interno "si appianerà tutto", e il riferimento è ai contrasti nel governo sorti proprio attorno al ministro del Tesoro.

"L'esecutivo è profondamente unito, non credete a chi gioca a destabilizzare", dice intanto il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, parlando all'XI Forum della Piccola Industria, in merito ai dubbi sorti in questi giorni sulla stabilità dell'Esecutivo.

"Leggendo i giornali - ha spiegato Scajola - si ha una visione della realtà deformata. Mi pare che stiano drammatizzando cose che non sono da dramatizzare, il governo ha una maggioranza solida, è coeso".

Scajola ha poi voluto precisare, a margine del Forum, che l'Esecutivo ha "affrontato fino ad oggi la crisi economica con una unità di intenti, tenendo ben saldi i conti del bilancio. C'è necessità di agganciare la ripresa nel modo migliore. Noi lo vogliamo fare - ha concluso - discutendo anche come è logico che sia tra di noi, ma in assoluta serenità senza nessuna drammatizzazione".

(24 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

Governo al bivio senza via d'uscita

di MASSIMO GIANNINI

Silvio Berlusconi ha inventato una "tormenta di neve", per giustificare il suo mancato rientro da Mosca ed evitare la resa dei conti con il suo ministro dell'Economia. Giulio Tremonti ha evocato una "coltre di nebbia", per descrivere la condizione di confusione politica in cui versa il suo presidente del Consiglio. Che sia neve, o che sia nebbia, questo governo naviga a vista. Ed è una tragedia per il Paese, solo un anno e mezzo dopo il trionfo elettorale del 13 aprile 2008.

Il nuovo "caso Tremonti" riprecipita l'Italia nello stesso psicodramma del 2004. Secondo governo Berlusconi. Anche allora, di fronte a una crisi assai meno grave, c'era una parte di centrodestra che reclamava "una gestione collegiale" della politica economica", e soprattutto "una significativa inversione di rotta dell'azione dell'esecutivo". Anche allora, di fronte alle grida uguali e contrarie dei ceti deboli e delle categorie produttive, c'era un pezzo di maggioranza che invocava allo stesso tempo "tagli all'Irpef per le famiglie" e "sgravi Irap per le imprese". Cinque anni fa a stringere nella tenaglia il ministro dell'Economia (e a picconare l'asse di ferro Berlusconi-Bossi) erano gli alleati minori del cosiddetto "sub-governo", Fini e Follini. La fine della storia è nota: dopo tre mesi di un'estenuante lotta di potere, Tremonti gettò la spugna e si dimise, lasciando la poltrona a Domenico Siniscalco.

Oggi sono cambiati alcuni protagonisti, ma il senso degli avvenimenti è lo stesso. C'è un governo che, a parte i rifiuti a Napoli e l'avvio della ricostruzione a L'Aquila, giace inerte di fronte alla più grave recessione del dopoguerra. Un governo che non ha fatto nulla per le famiglie, e quasi nulla per le imprese. In questi venti mesi di galleggiamento, ci ha raccontato un alibi e una favola. Il primo: non possiamo far molto, il rigore dei conti pubblici ci impedisce grandi manovre. La seconda: reagiamo meglio alla crisi, e ne usciremo più forti di altri. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo risanato i conti (il deficit viaggia a quota 5%, il debito oltre quota 115% del Pil). Il nostro tasso di crescita è sotto zero, di gran lunga uno dei peggiori d'Europa.

Tremonti, per ragioni di equilibrio contabile ma anche politico, si è limitato al "surplace". Ai colleghi di governo non ha concesso quasi nulla, fermando l'assalto alla diligenza dei ministri di spesa. Ma non ha concesso quasi nulla ai cittadini contribuenti, riducendo al minimo il sostegno all'economia. Spiccioli ai poveri (social card). Mancette ai disoccupati (cassa integrazione in deroga). Così non si va lontano. L'economia reale agonizza. Il consenso sociale si vaporizza. L'ha capito Berlusconi, e l'ha capito anche il resto della coalizione. Serve una svolta. Il premier, sempre più ammaccato sul piano personale e delegittimato sul piano internazionale, sa che solo così questo governo può sopravvivere a se stesso. Ha di fronte a lui una doppia opportunità. Ci sono le elezioni regionali di primavera, che nelle condizioni date valgono come elezioni politiche per il Paese, e come referendum ad personam per il Cavaliere. C'è un nuovo "tesoretto" da spartire, che arriverà sotto forma di introiti dello scudo fiscale: 5 miliardi, forse di più.

L'assedio a Tremonti nasce da qui. Per quanto riguarda il palazzo, da qui nascono i documenti della Pdl, autentici o apocrifi che siano, in cui si parla di "scelte fin qui fatte insufficienti" e si invoca (come nel 2004) un abbattimento delle aliquote Irpef e della tassazione sulle imprese. Da qui nasce la contro-manovra dell'economista ex An Mario Baldassarri, che giudica quella tremontiana "una politica inerziale", che produce una "ripresa lenta", un recupero di crescita del Pil solo nel 2016 e un ritorno ai consumi del 2007 solo nel 2012. Per quanto riguarda il Paese, da qui nascono le pressioni di Confindustria, il malessere del Profondo Nord, la Vandea delle "partite Iva senza rappresentanza", la riemersione carsica della "Questione Settentrionale" che, per essere risolta, chiede non solo di essere riconosciuta come tale, ma anche di essere "risarcita" sul fronte fiscale.

Istanze giuste. Richieste legittime. Ma qui si annida, oggi, il pericolo più grande. Berlusconi e i nemici di Tremonti dentro il governo fanno due più due: ci sono le elezioni, c'è un tesoretto. Quale occasione migliore per un po' di "panem et circenes"? E dunque, via con le sparate demagogiche. Aboliamo l'Irap. Torniamo a due aliquote secche di Irpef. La prima ipotesi costa 37 miliardi. La seconda ne costa 85. Il ministro dell'Economia sarà pure troppo avaro, ma questi ordini di grandezza sarebbero proibitivi anche per le finanze pubbliche di Barack Obama. Figuriamoci per quelle della povera Italia. Tremonti resiste, per questo. Ma non solo per questo.

C'è un palese risvolto politico, in questa faida interna al centrodestra. Il ministro dell'Economia ragiona ormai su uno scenario post-berlusconiano, e si tiene pronto per una partita di potere che, dall'oggi al domani, potrebbe riaprirsi a un pezzo di Pdl dissidente, al Pd, all'Udc. Solo così si spiega la sua metamorfosi iper-statalista e il suo radicalismo neo-marxista. Ma in questa traversata in mare aperto si è bruciato tanti, forse troppi vascelli alle spalle. In molti, oggi, chiedono la sua testa (come nel 2004). Nel governo non ha più sponde. Persino Fini ha preso le distanze. Ma gli resta la Lega: "Noi lo difendiamo", annuncia Bossi. Questo conta: il Senatur conserva tuttora la "golden share" di questa maggioranza. Ecco perché Tremonti, un giorno si e l'altro pure, può difendersi minacciando sistematicamente le dimissioni. Ma quanto può durare, questo tira e molla? E un governo come questo può permettersi il lusso di perdere il superministro dell'Economia, senza perdere se stesso in Italia e senza perdere la faccia in Europa?

Dunque, oggi ci troviamo di fronte a questo bivio, agghiacciante, tra due disastri. Se in questo conflitto Tremonti vince, il Paese non distrugge il bilancio dello Stato ma continua a vivacchiare nell'accidia, in attesa di agganciare la chimera di una ripresa mondiale fragile e stentata. Se Tremonti perde, ci pioveranno addosso spot elettorali pirotecnici e annunci fiscali propagandistici. Irpef, Irap, e chi più ne ha più ne metta. Se fossero veri, l'Italia andrebbe in bancarotta domattina. Poiché saranno falsi, l'Italia sarà presa in giro (come nel 2004). Così, ancora una volta, la storia si ripete. Fu già una farsa allora. Figuriamoci oggi.

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Oggi chiarimento ad Arcore tra il premier e il ministro. "Ma non portare i leghisti"

"L'austerità" di Tremonti irrita il Cavaliere, che alle Regionali punta su un calo delle tasse

"Fammi vicepremier". "No, ora basta"

lite al telefono tra Berlusconi e Tremonti

di CLAUDIO TITO

"Fammi vicepremier". "No, ora basta" lite al telefono tra Berlusconi e Tremonti

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA - "Io le dimissioni le ho presentate. Stanno sulla tua scrivania di Palazzo Chigi. Tocca a te decidere. Ma per quanto mi riguarda, un modo per arrivare al chiarimento c'è. Nominami vicepresidente del consiglio con deleghe piene". "Vicepremier? Non esiste. E poi cosa dico a quelli di An? Stai esagerando. Con te non ce la faccio più". La linea tra Roma e San Pietroburgo è rovente. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono ai ferri corti.

I colloqui tra i due sono tesissimi. A tratti scorbutico. Chi ha assistito alle due telefonate intercorse sulla direttrice Italia- Russia, le definisce drammatiche. Con un elemento che mai era emerso in passato: il deterioramento dei rapporti personali.

E a poco è servita la mediazione di Gianni Letta. Le incomprensioni restano. Il capo di Via XX Settembre vuole "un chiarimento definitivo" e ai suoi ha confidato: "Non so se la prossima settimana sarò ancora ministro". Così, la rabbia del Cavaliere è arrivata al punto di dover inventare una scusa meteorologica (la neve in Russia) pur di non partecipare al consiglio dei ministri di ieri mattina e di non incontrare "l'amico Giulio". "Se vado adesso - ha spiegato a Letta - succede il finimondo. Parleremo a freddo. Ma il Chiarimento, a questo punto, lo pretendo io". Oggi dovrebbe esserci un faccia a faccia nella villa di Arcore. Ma l'appuntamento, secondo l'inquilino di Via del Plebiscito, deve avere una condizione: avvenire senza la "scorta" leghista. Senza, insomma, la difesa di Umberto Bossi.

Le parole lanciate dalla dacia di Putin verso la Capitale, sono durissime. "Ormai - si è lasciato andare con un ministro - Giulio assomiglia sempre più a Padoa-Schioppa. Non ce la faccio più. Sembra quasi che stia remando contro. Se potessi, lo manderei via subito". Ecco, il punto di svolta. L'ipotesi di un "licenziamento" non è più esclusa. Una sacrificio da consumare sull'altare di quello che ormai viene chiamato il "Predellino fiscale". Ma quel "se potessi", fa capire che la scelta non è per niente facile. Una "voglia" mai manifestata nemmeno nei momenti più bui, quelli del 2005. Eppure qualche nome, per la successione, già circola dalle parti di Palazzo Chigi. Quello di Renato Brunetta, ad esempio. Per ammansire la Lega e separarne il destino da quello di Tremonti, un altro candidato è stato suggerito al Cavaliere: Giancarlo Giorgetti, il presidente lumbard della commissione Bilancio della Camera.

Un pressing, insomma, che ha trasformato il "chiarimento" in un passaggio "imprescindibile" per il capo dell'Economia. "Il Pdl organizza la fronda contro di me. Molti ministri tramano alle mie spalle. E soprattutto si prospetta una politica economica ben diversa da quella sostenuta in questi mesi. Diversa da quella "sostenibile"". Il riferimento è all'intenzione di tagliare l'Irap. Prima annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, e poi confermato dal sottosegretario Letta. Un intervento non concordato. Tant'è che ieri arrivavano i report delle agenzie di rating con un comune denominatore: giudizio negativo sul taglio delle tasse. Non è un caso che per rasserenarlo, Letta - davanti alla Conferenza Stato-Regioni - abbia definito "impossibile" la soppressione di quell'imposta.

La mediazione del sottosegretario, però, è un'iniziativa autonoma. Per il Cavaliere, invece, non è affatto "impossibile". Non solo. Il premier si è fatto scappare un progetto che ha letteralmente terrorizzato l'Economia: la riduzione dell'Irpef. L'imposta sulle persone fisiche. E già, perché Berlusconi si sente in un angolo. In vista delle regionali - che considera un voto sull'esecutivo - spinge per una sorta di "Predellino fiscale". Una svolta maturata dopo le elezioni in Germania. Quando il Cancelliere Merkel, una volta formata l'alleanza con i liberali, ha annunciato il taglio delle aliquote. Da sempre, del resto, il Cavaliere vagheggia una sistema con due solo aliquote: al 23% e al 33%.

Il titolare del Tesoro, allora, si sente sempre più isolato. Con tanti ministri del Pdl infastiditi dall'atteggiamento del "collega", con Gianfranco Fini irritato per la scarsa propensione a alimentare i consumi, con la Confindustria decisa a sostenere le proprie ragioni "fiscali" e con il mondo delle banche pronto al regolamento dei conti. La mossa di ieri, poi, di mettere sul tavolo delle Regioni ben 3 miliardi per la spesa sanitaria ha colto di sorpresa un po' tutto l'esecutivo. "Fino a ieri non c'era una lira - si lamenta un ministro Pdl - e ora spuntano tre miliardi. Non è che c'è un tesoretto nascosto che Giulio vuole usare per il futuro? Per il suo futuro politico?". Un dubbio che avvolge pure Berlusconi: "Se qualcuno pensa di farmi fuori, la risposta saranno le elezioni anticipate". Forse il vero obiettivo del premier.

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2009-10-23

Il leader leghista in campo per per difendere il titolare dell'Economia

Smentita da via XX settembre: "Non ha mai pensato di dimettersi e mai lo farà"

Governo, scoppia il caso Tremonti

Bossi: "E' sotto attacco, lo proteggo"

Slitta il Consiglio dei ministri per Berlusconi fermato in Russia dal maltempo

Il ministro ironico: "Bloccato dalla neve? Direi che è stata una nebbia molto fitta"

Governo, scoppia il caso Tremonti Bossi: "E' sotto attacco, lo proteggo"

Giulio Tremonti

ROMA - "C'è un tentativo di far fuori il ministro dell'Economia, ma io lo proteggo". E' sceso in campo il leader leghista Umberto Bossi per difendere Giulio Tremonti, sotto assedio nel suo governo. Nelle ultime ore sono circolate anche voci di dimissioni, che vengono però nettamente smentite, prima da fonti vicine al ministro ("Non ha mai pensato di dimettersi e mai lo farà"), poi dallo stesso interessato. "Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità", dice il ministro Tremonti, in merito alle voci circolate nelle ultime ore.

A Tremonti alcuni colleghi di governo rimproverano il rigore sulla spesa pubblica e la preoccupazione di non sforare eccessivamente le normative europee del Trattato di Maastricht ed è solo di pochi giorni fa lo scontro sull'apertura al ''posto fisso''. Ma a far esplodere i malumori è stata la recente dichiarazione di Berlusconi di voler tagliare l'Irap (l'imposta sulle attività produttive che garantisce all'erario regionale un gettito annuo di circa 40 miliardi di euro). Una scelta che il titolare di via XX Settembre da sempre non condivide.

Temi che sarebbero stati al centro della riunione del Consiglio dei ministri fissata a Palazzo Chigi in tarda mattinata. Riunione, però, saltata per l'assenza di Berlusconi. Il premier, infatti, è rimasto in Russia, perché bloccato dal maltempo. Berlusconi è a colazione con il primo ministro della Federazione russa, Vladimir Putin. Il presidente del Consiglio rientrerà a Roma appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno.

''Dai dati trasmessi via web dai satelliti in tutto il mondo non c'è traccia di condizioni meteo che impediscano il decollo di un aereo da San Pietroburgo - ironizza però Sandro Gozi, deputato del Pd - forse si è trattato di turbolenze governative''.

VEDI METEO

Ancora più tagliente la battuta di Tremonti: "Berlusconi bloccato in Russia a causa della neve? Direi invece che è stato bloccato da una nebbia fitta, molto fitta", avrebbe detto il ministro secondo alcuni partecipanti al tavolo con le Regioni.

Il presidente del Consiglio è riuscito a partire nel pomeriggio da San Pietroburgo, farà rientro in Italia questa sera. E in agenda c'è sempre l'incontro con Tremonti.

Restano i malumori nella maggioranza, con le indiscrezioni - poi smentite - di un documento di una parte del governo con Cicchitto e Scajola critico verso il ministro. E Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, in una intervista al Giornale, aggiunge: ''Nessuna trama contro Giulio. Ma ora non potrà fare tutto da solo, dovrà sedersi attorno a un tavolo e discutere''.

(23 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

 

Governo, salta il Consiglio dei ministri

Bossi: "Tremonti sotto attacco, lo proteggo"

ROMA - Il Consiglio dei ministri previsto per le 12 è stato rinviato a data da destinarsi. Lo hanno riferito fonti ministeriali. A Palazzo Chigi si attende l'arrivo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di rientro dalla Russia. Il premier dovrebbe incontrare oggi il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

E, a proposito di Tremonti e delle voci sempre più insistenti di contrasti all'interno dell'esecutivo, scende in campo il leader leghista Umberto Bossi: "C'è un tentativo di far fuori il ministro dell'Economia, ma io lo proteggo"

(23 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

IL RETROSCENA. Il responsabile dell'Economia infuriato minaccia le dimissioni

Lo sfogo di Berlusconi: "I soldi per l'Irap li deve trovare, serve un segnale alle aziende"

Tremonti e l'ombra del Governatore

"I cani abbaiano e fiutano il sangue"

Scontro aperto dalla diffusione di un documento che sconfessava il Tesoro

di FRANCESCO BEI

Tremonti e l'ombra del Governatore "I cani abbaiano e fiutano il sangue"

ROMA - Giulio Tremonti ormai si sente accerchiato. L'allarme rosso al ministero dell'Economia è suonato quando le agenzie hanno iniziato a battere l'ultima proposta di Silvio Berlusconi, quella riduzione dell'Irap su cui Tremonti, anche di recente, era stato invece estremamente cauto. E il fatto che l'annuncio della riduzione sia stato anticipato (su Repubblica di ieri) proprio dal suo rivale interno, Claudio Scajola, non ha fatto altro che rafforzare il sospetto del ministro di essere stato "scaricato" dal Cavaliere. Anche a Tremonti infatti deve essere giunto all'orecchio l'ultimo sfogo di Berlusconi, pronunciato a palazzo Grazioli di fronte ai tre coordinatori del Pdl e allo stesso Scajola una settimana fa, quando il premier - a chi gli chiedeva come finanziare il taglio dell'Irap senza toccare la sanità regionale - rispose a muso duro: "Stavolta Tremonti i soldi li deve trovare, useremo i proventi dello scudo. Ci serve un segnale forte verso le imprese, subito".

E non è un caso allora se ieri sera, di nuovo, siano iniziate a circolare voci di un Tremonti infuriato, messo in angolo, deciso a un chiarimento definitivo oggi in Consiglio dei ministri, con la minaccia di un'uscita immediata dal governo. "I cani hanno fiutato il sangue e si sono messi ad abbaiare", dice un forzista leale a Tremonti per spiegare il clima di accerchiamento del ministro dell'Economia. Per spezzare l'isolamento ieri Tremonti ha chiesto un incontro a Gianni Letta. E, insieme al sottosegretario, hanno chiamato in viva voce Silvio Berlusconi in Russia. Pochi minuti, ma che sono serviti al ministro per esternare tutta la sua irritazione e pretendere dal premier un faccia a faccia per stamane, prima del Consiglio dei ministri.

Non bastassero ministri e parlamentari del suo partito, ieri comunque anche Mario Draghi ha messo alla berlina il ministro dell'Economia. Il quale si vanta spesso di aver visto la crisi prima degli altri, un dato contestato dal Governatore con una punta di sarcasmo: "Se grida d'allarme non sono mancate, non si è però diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano". Senza contare che Tremonti aveva bollato come "maghi" gli economisti che non avevano previsto la gelata, mentre ieri Draghi li ha difesi perché grazie al loro lavoro "si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni". E proprio su un inedito feeling tra Berlusconi e il suo rivale Draghi si sono appuntate di recente le attenzioni di Tremonti. Non è sfuggito infatti che il premier e il governatore si siano visti già quindici giorni fa all'Aquila, in un colloquio riservato a margine della consegna della prime case per i terremotati. E la scorsa settimana, quando il Governatore della Banca d'Italia aveva lanciato l'allarme sulla necessità di aumentare l'età pensionabile, ricevendo smentite da mezzo governo, il Cavaliere a sorpresa aveva confermato che "le pensioni saranno presto all'ordine del giorno del governo".

Ma le spine per Tremonti non sono solo queste. Dentro al Pdl la guerriglia contro di lui si è trasformata in scontro aperto quando una manina ha passato al sito "notapolitica.it" un documento in 10 punti (partorito da uno dei tre coordinatori per farlo vedere al premier) di sconfessione generale della politica fin qui seguita dal ministro. Senza contare che oggi in Consiglio dei ministri si preannuncia un altro scontro tra Tremonti e Maria Stella Gelmini sulla riforma del sistema universitario. Mentre nel pomeriggio tornerà a riunirsi dopo quattro mesi di stallo la conferenza Stato-Regioni, alla presenza del premier e del ministro Raffaele Fitto, che ormai a Tremonti non ne lascia passare più una. Sul tavolo la questione dei Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), le risorse da destinare al "patto per la salute" per gli anni 2010-2012.

I governatori di destra e di sinistra vogliono da Tremonti garanzie certe e fino all'ultimo ieri hanno trattato con il coltello tra i denti con il ministero di via XX Settembre. Con il completo sostegno di Fitto.

Impegnato a schivare imboscate, Tremonti è convinto tuttavia di poter contare ancora sul sostegno della Lega. Non di tutta la Lega in verità, ma sicuramente di Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Proprio Calderoli è l'alleato più saldo che Tremonti ha dentro al governo. Tanto che quando si è trattato di attaccare Gianni Letta, colpevole agli occhi di Tremonti di aver incontrato a palazzo Chigi il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, nei giorni caldi dello scontro sul ruolo delle banche, l'incarico se l'è preso Calderoli. In un'intervista al Corriere il ministro leghista ha parlato di un "gran Visir dei poteri forti" all'interno del governo e tutti, a partire da Letta, hanno compreso benissimo a chi si riferisse.

© Riproduzione riservata (23 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

IL RETROSCENA. Il responsabile dell'Economia infuriato minaccia le dimissioni

Lo sfogo di Berlusconi: "I soldi per l'Irap li deve trovare, serve un segnale alle aziende"

Tremonti e l'ombra del Governatore

"I cani abbaiano e fiutano il sangue"

Scontro aperto dalla diffusione di un documento che sconfessava il Tesoro

di FRANCESCO BEI

Tremonti e l'ombra del Governatore "I cani abbaiano e fiutano il sangue"

ROMA - Giulio Tremonti ormai si sente accerchiato. L'allarme rosso al ministero dell'Economia è suonato quando le agenzie hanno iniziato a battere l'ultima proposta di Silvio Berlusconi, quella riduzione dell'Irap su cui Tremonti, anche di recente, era stato invece estremamente cauto. E il fatto che l'annuncio della riduzione sia stato anticipato (su Repubblica di ieri) proprio dal suo rivale interno, Claudio Scajola, non ha fatto altro che rafforzare il sospetto del ministro di essere stato "scaricato" dal Cavaliere. Anche a Tremonti infatti deve essere giunto all'orecchio l'ultimo sfogo di Berlusconi, pronunciato a palazzo Grazioli di fronte ai tre coordinatori del Pdl e allo stesso Scajola una settimana fa, quando il premier - a chi gli chiedeva come finanziare il taglio dell'Irap senza toccare la sanità regionale - rispose a muso duro: "Stavolta Tremonti i soldi li deve trovare, useremo i proventi dello scudo. Ci serve un segnale forte verso le imprese, subito".

E non è un caso allora se ieri sera, di nuovo, siano iniziate a circolare voci di un Tremonti infuriato, messo in angolo, deciso a un chiarimento definitivo oggi in Consiglio dei ministri, con la minaccia di un'uscita immediata dal governo. "I cani hanno fiutato il sangue e si sono messi ad abbaiare", dice un forzista leale a Tremonti per spiegare il clima di accerchiamento del ministro dell'Economia. Per spezzare l'isolamento ieri Tremonti ha chiesto un incontro a Gianni Letta. E, insieme al sottosegretario, hanno chiamato in viva voce Silvio Berlusconi in Russia. Pochi minuti, ma che sono serviti al ministro per esternare tutta la sua irritazione e pretendere dal premier un faccia a faccia per stamane, prima del Consiglio dei ministri.

Non bastassero ministri e parlamentari del suo partito, ieri comunque anche Mario Draghi ha messo alla berlina il ministro dell'Economia. Il quale si vanta spesso di aver visto la crisi prima degli altri, un dato contestato dal Governatore con una punta di sarcasmo: "Se grida d'allarme non sono mancate, non si è però diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano". Senza contare che Tremonti aveva bollato come "maghi" gli economisti che non avevano previsto la gelata, mentre ieri Draghi li ha difesi perché grazie al loro lavoro "si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni". E proprio su un inedito feeling tra Berlusconi e il suo rivale Draghi si sono appuntate di recente le attenzioni di Tremonti. Non è sfuggito infatti che il premier e il governatore si siano visti già quindici giorni fa all'Aquila, in un colloquio riservato a margine della consegna della prime case per i terremotati. E la scorsa settimana, quando il Governatore della Banca d'Italia aveva lanciato l'allarme sulla necessità di aumentare l'età pensionabile, ricevendo smentite da mezzo governo, il Cavaliere a sorpresa aveva confermato che "le pensioni saranno presto all'ordine del giorno del governo".

Ma le spine per Tremonti non sono solo queste. Dentro al Pdl la guerriglia contro di lui si è trasformata in scontro aperto quando una manina ha passato al sito "notapolitica.it" un documento in 10 punti (partorito da uno dei tre coordinatori per farlo vedere al premier) di sconfessione generale della politica fin qui seguita dal ministro. Senza contare che oggi in Consiglio dei ministri si preannuncia un altro scontro tra Tremonti e Maria Stella Gelmini sulla riforma del sistema universitario. Mentre nel pomeriggio tornerà a riunirsi dopo quattro mesi di stallo la conferenza Stato-Regioni, alla presenza del premier e del ministro Raffaele Fitto, che ormai a Tremonti non ne lascia passare più una. Sul tavolo la questione dei Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), le risorse da destinare al "patto per la salute" per gli anni 2010-2012.

I governatori di destra e di sinistra vogliono da Tremonti garanzie certe e fino all'ultimo ieri hanno trattato con il coltello tra i denti con il ministero di via XX Settembre. Con il completo sostegno di Fitto.

Impegnato a schivare imboscate, Tremonti è convinto tuttavia di poter contare ancora sul sostegno della Lega. Non di tutta la Lega in verità, ma sicuramente di Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Proprio Calderoli è l'alleato più saldo che Tremonti ha dentro al governo. Tanto che quando si è trattato di attaccare Gianni Letta, colpevole agli occhi di Tremonti di aver incontrato a palazzo Chigi il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, nei giorni caldi dello scontro sul ruolo delle banche, l'incarico se l'è preso Calderoli. In un'intervista al Corriere il ministro leghista ha parlato di un "gran Visir dei poteri forti" all'interno del governo e tutti, a partire da Letta, hanno compreso benissimo a chi si riferisse.

© Riproduzione riservata (23 ottobre 2009)

L'UNITA'

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http://www.unita.it

2009-10-28

remonti "cede" al capo: via l’Irap ma con gradualità

di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore

Accordo "obbligato", spiegano dalle parti del Pdl. Dopo giorni di tensione al limite della rottura, Tremonti vola ad Arcore e sigla l’armistizio. "È stato chiarito ogni equivoco ", assicura Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma i dubbi permangono sulla pace duratura tra il premier e il titolare "pro tempore" dell’Economia (così si è definito ieri il ministro). E da Pdl e dintorni, anche ieri, continuavano a trapelare i nomi dei papabili alla poltrona di via XX Settembre. Tremonti, dopomenodi un’ora di colloquio e giorni di gelo con Silvio, ha abbandonato ieri sera Villa SanMartino - ufficialmente - "soddisfatto ". Berlusconi, infatti, gli avrebbe rinnovato "ampia fiducia". Il ministro, in realtà, dovrà concordare con il premier la politica economica del governo, in cambio di un impegno a frenare la domanda di spesa degli altri ministri. Pochino per chi aspirava alla carica di vice premier. Se Tremonti ha negato più volte di aver chiesto quella carica, Bossi l’altro ieri lo ha tirato pesantemente in ballo. Un rilancio utile a blindare il titolare dell’Economia, quello del Senatur, ma non a rafforzarlo. Bossi, per tutta la giornata, ha fatto da mediatore con il Cavaliere. Via telefono e direttamente, spostandosi da Milano ad Arcore. Il "patto" di martedì consente al premier di riportare "in solista come Giulio" entro l’ambito della "collegialità" politica. Edi rispondere, così, alle richieste di molti esponenti Pdl. Tremonti, però, guiderà direttamente il Comitato che sarà costituito dentro il Pdl.

LA CONSULTA PDL

Sarebbe stato lo stesso ministro, in realtà, a chiedere la direzione della struttura economica del partito. Un modo per impedire che "collegialità" non si traduca in "commissariamento ". Della consulta, infatti, faranno parte i tre coordinatori, e capigruppo e vicecapigruppo di Camera e Senato. L’altra contropartita per Tremonti, oltre a una modifica dello Statuto che contempli la nuova struttura?Un documento di fiducia nei confronti della sua politicada far votare all’Ufficio di presidenza Pdl, già fissato per il 5 novembre, coniugherà "rigore" e "sviluppo". E indicherà il percorso per la riduzione in tempi rapidi delle tasse, Irap compresa. Una linea che dovrebbe trovare applicazione immediata già nella Finanziaria in discussione in Parlamento.Uncompromesso obbligato per Tremonti, messo con le spalle al muro dalla rivolta maturata nel Pdl, contro l’ipotesi del vice premierato, dal pressing di chi minacciava la sua sostituzione con un tecnico e dalle critiche sul titolare dell’Economia "quinto ministro della Lega". Anche per questo, ieri, Bossi e Tremonti si sono recati ad Arcore separatamente. Mentre la Lega ha lavorato per evitare dimissioni che avrebbero comportato "uno schiaffo" per Bossi e compromesso la tenuta dell’esecutivo. La "quadra" per arrivare all’armistizio, concordata anche con Fini? La cabina di regia Pdl sull’economia che, formalmente, consente a Tremonti di esercitareunruolo dirigente nel partito e a Berlusconi di confermare che l’ultima parola spetta a lui.

LA TELEFONATA A BALLARÒ

In serata, intervenendo telefonicamente a "Ballarò", Berlusconi è tornato ad attaccare la sinistra ("Ho assistito agli interventi degli esponenti della sinistra, ho assistito al festival delle falsità e della calunnia") i giudici ("La vera anomalia italiana non è Silvio Berlusconi ma sono i pm comunisti e i giudici comunisti che da quando Berlusconi è entrato in politica hanno deciso di aggredirlo con innumerevoli iniziative"), Floris ("Lei fa dei processi pubblici nei miei confronti e senza contraddittorio nella tv pagata da tutti i cittadini "). Infine, sul caso Marrazzo ha detto di aver saputo da sua figlia dei filmati che riguardavano Marrazzo "quando la Mondadori aveva già rifiutato di comprarli. Ho informato il governatore Marrazzo delle riprese che lo riguardavano ma non gli ho dato nessun consiglio e l'ho lasciato libero di scegliere se chiamare i numeri telefonici che gli ho fornito o di fare una denuncia".

28 ottobre 2009

 

 

 

Berlusconi non scherza, c’è Passera per sostituire Tremonti

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Silvio Berlusconi si è presentato al faccia-a-faccia con Giulio Tremonti con un jolly in tasca. Un possibile sostituto del titolare dell’Economia. Nell’inner circle del premier il nome circola da tempo, ed è di quelli che potrebbero far irritare molto l’inquilino di Via Venti Settembre: Corrado Passera. Le ambizioni del numero uno del colosso Intesa-San Paolo includono anche la possibilità di sedersi alla scrivania di Quintino Sella. E anche il suo recente curriculum farebbe pensare ad un asse non secondario con la coalizione di governo. L’impegno della banca nel piano Alitalia è stato un segnale inequivocabile: se c’è un piano per il paese Passera non si tira indietro. Fonti vicine al mondo bancario considerano l’ipotesi percorribile. Anzi, fanno di più. Ipotizzano che l’irritazione di Tremonti per i big del credito in fondo abbia qualcosa a che fare con questa trama di potere, i cui fili sono tutti tirati dal premier. Di recente il titolare del tesoro ha recuperato parecchie posizioni. Un incontro a Milano con Passera, Alessandro Profumo e Giuseppe Guzzetti avrebbe segnato la "pax bancaria". Ma su quel fronte è ancora tutto da verificare.

Si capirà molto dagli appuntamenti di questa settimana. Già domani il ministro sarà affianco a Mario Draghi nella giornata del Risparmio. L’incontro di Arcore è finito bene: un confronto franco da vecchi colleghi di partito rivelano i bene informati. Bene, sì, ma la posizione di Tremonti appare pericolosamente debole. La situazione è analoga a quella dell’altra defenestrazione, quella del 2004: prima i mugugni, poi il colpo finale. Stavolta lo scenario è un po’ diverso: la parabola di Berlusconi non è più in piena ascesa (e per questo teme di più manovre di sostituzione). Ma d’altra parte c’è una difficile crisi finanziaria da fronteggiare. Cambiare in corsa il ministro del Tesoro sarebbe una mossa non priva di effetti. Un punto in favore del ministro, che non a caso esce soddisfatto dal summit. Ma Tremonti sa già che da oggi in poi il suo ruolo non potrà essere più quello di questo primo anno e mezzo di governo. Il comitato di politica economica varato ieri, che Tremonti presiederà, sancisce quella collegialità che il Pdl chiede da tempo. Averlo ottenuto proprio mentre la Finanziaria comincia il suo iter parlamentare equivale a una richiesta chiara al ministro: i cordoni della borsa dovranno allentarsi. Checché ne dicano tecnici e politici del Tesoro. Se le parole e i messaggi mediatici hanno un senso, c’è da scommettere che quel comitato infilerà in Finanziaria uno sgravio fiscale. Sicuramente a sfondare la linea maginot tremontiana non sarà Mario Baldassarri con la sua contro-Finanziaria. C’è un’altra proposta, targata Lega, che ha buone possibilità di essere accolta: quello sgravio dell’Irap sul lavoro che costrebbe tra i 2 e i 3 miliardi l’anno. Anche su questo fronte potrebbero arrivare segnali già in settimana, visto che il minsitro è atteso a Capri al convegno dei giovani di Confindustria.

LA MANOVRA

È improbabile, comunque, che la manovra si riapra subito. Più facile che la proposta di sgravio arrivi alla camera, in seconda lettura. Per quel periodo si conoscerà già l’andamento dello scudo fiscale, e quindi la possibile copertura. Per il momento dal Tesoro continuano a giugere segnali di rigore e di blindatura dei conti. È partito ieri il voto in commissione su Bilancio e Finanziaria, ma il vero test ci sarà oggi, quando andranno al voto le proposte Baldassarri. I margini di azione sono "stretti come il canale di Corinto", è però l'altolà preventivo che arriva dal viceministro all'Economia Giuseppe Vegas che non chiude del tutto le porte a possibili novità malascia intendere che tempi e modi potrebbero essere diversi da quelli di chi punta a introdurre modifiche alla manovra già a Palazzo Madama. In attesa di un passaggio che si presenta comeparticolarmente delicato i senatori hanno intanto chiuso l'esame del bilancio.Unamanciata le novità inserite, alcune anche delle opposzioni: si parte con la mobilità locale (5milioni in più coperti da tagli al Fas), si prosegue con la scuola attraverso lo stanziamento di una dote da 4 milioni per le scuole private che ha incassato il via libera bipartisan, e 2per l'istruzione primaria. Un emendamento, quest'ultimo, approvato "grazie alla tenace iniziativa del gruppo del Pd al Senato", sottolinea la senatrice dei Democratici Anna Maria Carloni. In tutto, fa notare il relatore al provvedimentoCosimo Latronico, con il Bilancio si sono "fatti tagli per 7,3 miliardi di euro" Sforbiciate che però sono accompagnate in alcuni settori anche da maggiori investimenti.

28 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-26

Bossi: "Tremonti sarebbe un ottimo vicepremier"

Il ministro dell'Economia ha lasciato Roma per recarsi ad Arcore, dove il premier è bloccato da una lieve forma di scarlattina.

L'incontro tra i due arriva dopo un nuovo vertice, tenutosi in mattinata tra il premier e il leader della Lega, Umberto Bossi, che era accompagnato dal capogruppo alla Camera Roberto Cota. il capogruppo alla Camera del Carroccio di cui si parla come possibile candidato alla regione Piemonte.

Per ripianare le divergenza, una delle soluzioni possibili è quella di arrivare a un documento di fiducia verso la politica economica di Tremonti, da presentare all'Ufficio di presidenza del Pdl, convocato per il5 novembre.

Possibile, assieme al compito ministeriale, anche un ruolo per Tremonti all'interno del partito, come responsabile economico.

Se mai ce ne fosse stato bisogno la Lega fa barriera intorno al ministro Tremonti. Bossi lo vedrebbe bene alla vicepresidenza del Consiglio. "Da ministro - spiega Bossi - Tremonti può stabilizzare. Dal punto di vista economico è un ottimo ministro, poi ha tutti i contatti che servono in Europa". Da Barlassina dove, con il ministro dell'Agricoltura Zaia, sta inaugurando in un supermercato un reparto dove vengono venduti "prodotti padani", contro ogni evidenza Bossi smentisce la fibrillazione della maggioranza. "Non c'è nessun rischio commissariamento, è una stupidaggine. Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole veramente bene, non farebbe mai una cosa del genere", dice il ministro delle riforme negando che un Tremonti vicepremier commissarierebbe di fatto Berlusconi, come ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "No - ha detto Bossi- sono tutte stupidaggini".

La Lega esibisce una calma olimpica, ignorando i resoconti di stampa che danno un Berlusconi furioso, il Pdl insofferente e Tremonti con le dimissioni già pronte sul tavolo. Bossi non si è detto preoccupato per il vertice in corso ad Arcore tra il presidente del Consiglio e i coordinatori nazionali del Pdl. All'osservazione se, dopo l'incontro di sabato, al quale ha partecipato, questo ulteriore vertice possa destabilizzare la maggioranza, Bossi ha affermato: "Noi ci stabilizziamo da soli. Berlusconi non è mica un cretino. Ho un ottimo rapporto sia con Berlusconi sia con Fini".

26 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-25

Berlusconi rampogna Tremonti sull'Irap

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Sessanta minuti da soli - Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti uno di fronte all’altro - e 120 insieme a Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Il vertice "salva-Tremonti" si è consumato in tre ore, ieri ad Arcore. L’inizio non è stato affatto facile per il fiscalista di Sondrio chiamato a tenere la cassa della coalizione. Pare che il premier, di ritorno dalla dacia di Putin, non sia stato per nulla tenero: freddo come la neve di San Pietroburgo. Non sono serviti, a scioglierlo, neanche i segnali di appeasement lanciati in mattinata da alcuni big della destra, da Maurizio Sacconi a Italo Bocchino. "Non voglio sentirmi contraddetto" avrebbe detto al suo ministro più bizzoso, e meno controllabile. "L’agenda di governo spetta al leader e il leader sono io", avrebbe aggiunto. Dettaglio non secondario, visti i movimenti (neanche tanto sotterranei) dei delfini pronti a sostituirlo.

LA TASSA PIÙ ODIATA DALLE IMPRESE Tradotta in termini fiscali la richiesta di Berlusconi si chiama con un solo nome: Irap. Se agenda dev’esserci, si parte dall’imposta più odiata dalle imprese. Tanto più che Emma Marcegaglia insiste a chiedere meno tasse. Lo slogan è partito, e nelle lande nordiste ha un effetto moltiplicatore, utile in tempo di amministrative. Lo annuncia Gianni Letta, lo ripete Marcegaglia, lo bisbiglia il piccolo artigiano, lo sogna la partita Iva. Berlusconi detta, Tremonti scrive. Il ministro non si sarebbe affatto tirato indietro. L’Irap si abbasserà, ma alle sue condizioni. Il primo paletto riguarda la copertura, politica, che il premier dovrà dare al titolare dell’Economia. "Sono pronto ad attuare l’agenda, ma non a farmi stritolare dalle richieste di tutti", avrebbe chiarito Tremonti. Basta assalti alla diligenza, basta lamentele sui cordoni della borsa. La seconda condizione, collegata alla prima, è che i conti non vengano messi a rischio (più a rischio di così). Tanto che in serata Bonaiuti dichiara che lo sgravio si farà quando ci sarà copertura. Insomma, il rinvio dal punto di vista di Tremonti potrebbe essere anche sine die. Altro che agenda. Che fare quindi con il premier che scalpita e il ministro che frena? A questo punto è stato il fiuto politico di Bossi a trovare la quadra. "La elimineremo con il tempo", dichiara il leader del Carroccio al termine del summit, mentre Calderoli smorza: "Non se ne è parlato". Eppure proprio sull’Irap si concentrerà il dibattito d’autunno. Difficile credere che dopo l’annuncio di Berlusconi e l’operazione a tenaglia della maggioranza, si sia disposti a prendere tempo. I senatori guidati da Mario Baldassarri (autore del primo documento anti-Tremonti) vorranno vedere qualcosa già da subito. Per questo la Finanziaria non sarà affatto una passeggiata. Se ieri Bossi è riuscito a chiudere la partita con una semplice frase, "è tutto a posto", non sarà così nelle aule parlamentari. Così l’esito conclusivo del vertice diventa una dichiarazione d’intenti tanto sfumata da somigliare molto a una formula in perfetto stile prima repubblica. Il premier ha rinnovato la fiducia al titolare di via XX settembre purché le sue proposte siano sempre vagliate alla luce di un confronto con i colleghi di governo (sia di ex An che di ex Fi). Non si cita la cabina di regia, ma ci si è molto vicini. E fu proprio quella richiesta di collegialità che costò a Tremonti la poltrona nell’estate del 2004. Per i leghisti, veri sponsor del ministro, conta il risultato politico. E quello c’è tutto. Il premier, con la pax tremontiana, accontenta Bossi e rinsalda l’asse nordista. E il leader delle camicie verdi conferma il suo patto d’acciaio con il titolare del Tesoro. "Finché sono vivo io - manda a dire ai suoi alleati - Tremonti non corre alcun pericolo". Secondo Bossi quella di ieri è stata una bella giornata. "Non ho fatto io da paciere tra Berlusconi e Tremonti - si schernisce - si sono pacificati da soli, Tremonti non se ne va e penso che l’incidente sia chiuso".

UN MINISTRO COME GLI ALTRI Tremonti resta ma sarà un vertice con i leader a decidere la strategia d’autunno. Non più un monarca assoluto assiso in Via Venti Settembre, ma un ministro come gli altri. I passi si dovranno concordare anche con Gianfranco Fini. Ma ieri è stata la lega a cantare vittoria. Il governo "è solido, siamo una stessa famiglia: è inutile dare spazio a chi fa casino e basta", ha dichiarato il leader leghista. Che ha lanciato parecchie bordate ai suoi alleati di centrodestra. I problemi tra Tremonti e Berlusconi sarebbero dovuti soltanto ai "soliti pasticcioni del loro partito, in ogni partito ci sono persone invidiose -sostiene Bossi riferendosi al Pdl- gente che vuole spendere perché pensa che solo spendendo viene eletta. Invece la gente ti vota solo se ha stima di te e ora non si può spendere perché l’Europa ci uccide". Il senatur spara le sue cartucce da Arcore. Ma a Roma lo attendono le schiere parlamentari. È tutto un altro gioco.

25 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-24

Bossi blinda Tremonti ma c'è la fronda del Carroccio

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

"C'è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteggo". Parola di Umberto Bossi. Arriva a metà giornata la blindatura del leader leghista del ministro dell’Economia. Tra i due c’è un’intesa di ferro: da sempre. Ma il caso Tremonti continua a mettere in fibrillazione maggioranza e governo.

In mattinata si parla di dimissioni già pronte, e di un Silvio Berlusconi pronto ad accettarle. Troppo forti i malumori nelle compagini parlamentari. E non solo: anche in ampi strati dell’elettorato. Anche quello leghista. Le camicie verdi arrivano a prendersela con lo stesso Bossi per questa difesa a oltranza. "Lui lo difende - dice qualche "anonimo" - ma non sa che il più grande nemico del federalismo è proprio Tremonti". Per la prima volta anche nella Lega si manifesta la fronda antitremontiana.

Insomma, il governo rischia forte. È a questo punto che scatta il piano di "recupero". La situazione va "congelata" al più presto, serve una stanza di decompressione, a cui lavora alacremente Gianni Letta. Tutti i ministri maggiormente indiziati del complotto anti-Tremonti fanno dichiarazioni distensive: da Renato Brunetta, a Claudio Scajola (questi i più "gettonati" dai rumors) a Maurizio Sacconi. Ci pensa poi la "finta" neve di San Pietroburgo (in realtà nella città russa splende un sole inconsueto) a far ritardare il rientro di Berlusconi e a far slittare il consiglio dei ministri a data da destinarsi. Troppo presto, troppo rischioso. "Più che la neve è nebbia fitta", commenta sarcastico Tremonti. Che poi confida: "Basta trame contro di me". L’incontro tra il premier e il superministro è prima rinviato alla tarda serata di ieri, poi a stasera: appuntamento ad Arcore alla presenza di Bossi. L’ultimo colpo spetta al minsitro accerchiato dagli alleati. Lo prepara con il suo solito guizzo.

Nel primo pomeriggio l’Economia dirama un comunicato scoppiettante. "Nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità - vi si legge - Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità". Quanto basta per battere un colpo, senza dire nulla. Intanto fonti non meglio identificate smentiscono l’ipotesi dimissioni. Ma più lo fanno, più aumentano i rumors di uno scontro sordo e feroce. La situazione resta fluida, tutta giocata sui semitoni delle tattiche di Palazzo. Più tardi il ministro passa dai camunicati all’azione. Si presenta a Palazzo Chigi all’incontro con le Regioni sui nodi più allarmanti del capitolo sanità e fondi Fas. Tutti temi su cui si era arrivati a un vero strappo istituzionale. È a quel tavolo che ieri si sono fatti i passi decisivi per tornare almeno a una facciata di normalità istituzionale.

Gianni Letta, "regista" dell’incontro, ha ridimensionato l’attacco dell’altroieri sull’Irap. Ha invitato ad "essere prudenti" con l’effetto annuncio, ricordando che la riduzione sarà graduale. Tremonti, dal canto suo, ha confermato la linea: ci sarà meno Irap con il federalismo. Come dire: su questo nessuna divergenza. Dall’incontro, poi, il ministro incassa un’intesa complessiva su tutti i fronti aperti. Concede il rifinanziamento del fondo sanitario (quasi 8 miliardi in tre anni), concede lo stanziamento dei Fas per il prossimo anno, riconosce ai governatori la titolarità su materie come il turismo, che Michela Brambilla vorrebbe sottrarre.

Insomma, in un pomeriggio Tremonti riesce a fare quello che da due anni gli si chiede: politica economica. "Il governo ha preso atto delle nostre buone e motivate ragioni, avanzate sempre con senso di responsabilità e con spirito esclusivo istituzionale", commenta Vasco Errani in serata. Chiaro, a questo punto, che se Tremonti resta, sarà il tremontismo a dover cambiare. Ma il ministro sarà pronto a farlo? Lo dirà a quattr’occhi a Berlusconi. Sempre che riescano a incontrarsi.

24 ottobre 2009

 

 

 

B. evita la tempesta Tremonti

di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore

"Tempesta di neve", spiegano da Palazzo Chigi. A pensarci bene anche per la festa di compleanno di Noemi sbucò fuori un volo aereo rovinato dal maltempo. Salta l’incontro con le Regioni, va a monte il Consiglio dei ministri, si azzera l’appuntamento con Tremonti. Il Presidente del Consiglio non ce l’ha fatta, ieri, a rientrare a Roma in mattinata e solo nel tardo pomeriggio è riuscito ad atterrare a Milano.

Suo malgrado, naturalmente, stando alle fonti ufficiali del nostro governo. Programma capovolto, quindi, ma il nostro premier ha potuto godere della fortunata circostanza di intrattenersi ancora un po’ con Putin. Avverse condizioni metereologiche? Ieri, per la verità, a Valdai non c’era alcuna tempesta di neve. Come a San Pietroburgo, dove il termometro segnava tra i quattro e i cinque gradi. I dati trasmessi via web dai satelliti, a conferma di ciò, non rilevavano condizioni meteo tali da impedire il decollo di un aereo. Tagliente il commento di Tremonti, che attendeva Berlusconi per un incontro a Palazzo Chigi.

L’aereo del premier è stato bloccato "da una nebbia fitta, molto fitta", ironizzava il ministro, alludendo alle fibrillazioni che scuotono il governo. Putin prima di tutto, quindi, in queste bizzarre giornate del Cavaliere. Gaffe diplomatiche in occasione della partenza per la Russia quando, per correre dall’amico Vladimir, mandò all’aria la colazione con re Abdallah di Giordania e la moglie Rania, dirottati all’ultimo momento dal cerimoniale di Palazzo Chigi in un ristorante della Capitale. Una furia il sovrano quando venne a sapere che il torcicollo addotto dal premier per disertare l’appuntamento non aveva impedito al Cavaliere di volare da Milano a San Pietroburgo.

La tempesta di neve di ieri? Un po’come il malanno poco verosimile di mercoledì scorso. L’incontro di Berlusconi con Tremonti, in realtà, prometteva tempesta. Vera, non quella truccata con la quale si è giustificata la permanenza di Berlusconi in Russia. Una piacevole coda della tre giorni in dacia protetta dal fior fiore delle agenzie di stampa russe, che sono riuscite a trasformare in super-vertice una "privatissima" festa di compleanno che iniziava a imbarazzare molto.

Ma la polemica in Italia non si placa. Rutelli, ad esempio, mette l’accento sui risvolti poco chiari del viaggio in Russia. "Dovrebbe ben conoscere la differenza tra il termine "privato" e il termine "segreto" - replica il Pdl Valentino Valentini al presidente del Copasir - Visita privata significa "non ufficiale" e di segreto non c'è alcunché". Ma Piero Fassino punta il dito sul viaggio "delle stranezze" di Berlusconi e torna a chiedere al governo di "informare urgentemente il Parlamento".

24 ottobre 2009

 

 

 

Il miracolo della neve

di Piaolo Soldinitutti gli articoli dell'autore

La notizia è clamorosa, anche se in qualche modo ce l’aspettavamo: Silvio Berlusconi comanda anche il tempo meteorologico. Fa splendere il sole, se è di buon umore; fa piovere, se è necessario. E fa anche nevicare, se gli torna utile.

Ieri per esempio gli tornava utile una bella tempesta di neve, che lo bloccasse alla dacia di Wladimir Putin risparmiandogli il fastidio di un tu-per-tu in Consiglio dei ministri con Giulio Tremonti. E la tempesta è arrivata. Violenta, improvvisa, incurante del fatto che tutt’attorno al lago Valdaj nella Valdajskaja Vozvyšennost, dove si trova la dacia, non nevicasse affatto e anzi il clima fosse abbastanza mite per questa stagione nella Russia nord-occidentale, diciamo intorno agli 8 – 10° (sopra lo zero).

La neve, a queste temperature, cade al di sopra dei 1800-2000 metri e il lago Valdaj è a 321 metri. Insomma, neppure con un bel rialzo nei tacchi.

Orgogliosi di avere un capo del governo capace di miracoli che manco gli sciamani siberiani, ci permettiamo, umilmente, un piccolo consiglio: perché non licenzia in tronco i cretini che gli preparano le balle da raccontare senza neppure curarsi di dare un’occhiatina ai bollettini meteo? A meno che la neve anti-Tremonti non sia stata, come si dice, farina del suo sacco.

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

La rissa con Fitto in Cdm e spunta un secondo papello

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

I nemici sono tanti, e escono allo scoperto uno a uno. Mario Baldassarri, ex viceministro proprio all’Economia e oggi potente presidente della commissione Finanze al Senato, ammette esplicitamente la paternità del documento finito sulla scrivania di Gianfranco Fini che chiedeva una diversa politica economica (dunque, un altro ministro?). E non si ferma qui. Pare abbia presentato un emendamento alla finanziaria che riscrive la manovra (valore 37 miliardi), firmato da altri 15 senatori. Una contro-finanziaria con cui Giulio tremonti dovrà fare i conti presto. Per di più ieri si sono diffuse voci non confermate di un secondo documento anti-tremontiano ispirato dal duo Brunetta-Sacconi.

Lo scontro è già partito all’interno del governo. Raccontano i beneinformati che all’ultimo consiglio dei ministri si sarebbe assistito a un inquietante confronto con Raffaele Fitto. "Il ministro Tremonti in un convegno a Bari ha fatto un segno verso di me, indicando le manette ai polsi - avrebbe detto Fitto - A quel punto mi sono chiesto se avrei dovuto dimettermi io, se si sarebbe dovuto dimettere lui, o se avrei dovuto picchiarlo. ho scelto la terza possibilità".

A quel punto il ministro pugliese si sarebbe diretto verso il titolare dell’Economia per passare alle vie di fatto. Un intervento di Silvio Berlusconi avrebbe evitato il peggio. Anzi, in perfetto stile berlusconiano il premier avrebbe ottenuto una stretta di mano di pace. Accolta da tutto il consiglio con un caloroso applauso. Non era il set di "C’è posta per te", era il consiglio dei ministri.

La fonte che lo rivela è qualificata: si spera comunque che si sia sbagliata almeno su qualche dettaglio. Una tentata scazzottata in pieno consiglio dei ministri la dice lunga, comunque, sul clima che si respira attorno al ministro dell’Economia. Tutti quelli che si sono seduti alla scrivania di Quintino Sella sanno benissimo che alla fine si è i più soli nel governo. Ma a questo punto non era mai arrivato nessuno.

La pretesa di blindare la manovra per tre anni, di "imbavagliare" così il Parlamento, si sta rivelando un boomerang per il ministro. Deputati e senatori non ci stanno a fare da portatoti d’acqua al governo, senza poter decidere nulla. In Senato ci proveranno con l’emendamento Baldassarri.

Quel testo prevede deduzioni per le famiglie fino a 5mila euro, taglio dell’Irap sul lavoro, la cedolare secca sugli affitti al 20%. La spesa prevista è di 37 miliardi (quanto la finanziaria-monstre di Tommaso Padoa-Schioppa), da reperire con 20 miliardi di tagli di spesa (in realtà oggi la spesa sfora di 20 miliardi) e 17 di tagli agli aiuti alle imprese. Altro che manovra blindata.

24 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-23

Il caso Tremonti scuote il governo. Consiglio dei ministri rinviato, Bossi tuona: "Giulio non si tocca"

Bagarre nel governo, Tremonti sempre più vicino alle dimissioni, anche se lui nega. Il consiglio dei ministri, che era convocato per la tarda mattinata è stato rinviato. Ufficialmente, secondo notizie provenienti da palazzo Chigi e riportate dalle agenzie, perchè il premier è stato trattenuto a San Pietroburgo, dove era in visita "privata", per una tempesta di neve.

E' probabile che il motivo vero sia il caso Tremonti, che infatti attende un chiarimento definitivo con Berlusconi prima di decidere il da farsi. Su San Pietroburgo, del resto, questa mattina non c'è stata alcuna tempesta di neve.

La vicenda rischia di trasformarsi in un colpo durissimo al governo. Tremonti è indignato per gli attacchi ricevuti, anche dopo le parole sul posto fisso come valore, ma soprattutto è in rotta di collisione con parte dell'esecutivo per la vicenda dell'Irap. Il premier ha annunciato il taglio, Tremonti sa che i conti non lo permettono. Per questo si parla da giorni di possibili dimissioni. Secondo alcune voci che si sono diffuse in mattinata Berlusconi sarebbe persino intenzionato ad accettare le dimissioni, e al posto del superministro andrebbe Brunetta o Scajola.

A difesa di Tremonti è però sceso in campo Bossi. "C'è un tentativo di far fuori il ministro dell'Economia, ma io lo proteggo".

In queste ore si sta tentando di far rientrare la tempesta. E dal ministero dell'economnia vengono voci rassicuranti: "Presto ci sarà un chiarimento con il presidente del Consiglio per ripartire più forti di prima", riferiscono fonti vicine al ministro.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

La voce del padrone: avvertimento a Tremonti

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

L’avvertimento è arrivato anche per lui, il superministro dell’Economia. Due fondi, uno su "Il Giornale", l’altro su "Libero", che ieri "garbatamente " chiedevano il taglio delle tasse. Poi, il messaggio del premier agli artigiani: taglieremo gradualmentel’Irap fino alla sua soppressione. Si parla di fisco, ma il gioco è tutto politico. Giulio Tremonti ha commesso lo stesso "peccato" del suo "gemello antagonista" Gianfranco Fini: ha giocato in proprio. Per di più proprio mentre il lodo Alfano veniva picconato dalla Consulta, lasciando scoperti i nervi (e le cause giudiziarie) del premier.

Ha avuto l’ardire, il fiscalista di Sondrio abituato a menare bordate (sui giornali) su banchieri, petrolieri, poteri forti, di pensare al "dopo" (dopo Berlusconi?) in un convegno Aspen. Poi, la battuta sul posto fisso. Tanto per guadagnarsi qualche titolo. Troppo. Per questo deve pagare: il killeraggio è affidato sempre al sistema mediatico di famiglia. Sostenuto, poi, dalla raffica aggressiva delle legioni di centrodestra: unite a testuggine. Tutti con il capo. I ministri in una unica schiera: Scajola, Brunetta, persino Sacconi, finora più vicino al titolare del Tesoro. Nessuno si è fatto indietro. Ieri sono intervenuti tutti a chiedere meno Irap.

Tremonti non dev’essersi mai sentito così solo. O forse sì, qualcosa di analogo deve averlo vissuto sei anni fa, quando la stessa coalizione lo defenestrò da Via Venti Settembre. Quella volta c’era Fini a chiedergli conto dei conti. "I numeri non tornano", gli disse, chiedendo di aprire i cordoni della borsa per i suoi parlamentari. Oggi sembra quasi un remake: i parlamentari scalpitano per nuove risorse, tanto che circolerebbe un documento economico alternativo alla linea Tremonti. Il Sud è in rivolta per il taglio agli stanziamenti. Raffaele Fitto si dissocia dalla banca del Sud, Stefania Prestigiacomo scalpita. E Fini è sempre lì, a ritagliarsi un profilo autonomo. Ma stavolta l’ex leader di An e il ministro si ritrovano legati da un parallelismo geometrico.

Tutti e due cercano l’autonomia, tutti e due tentano di svincolarsi, di profilare un’alternativa al pensiero unico del berlusconismo. Uno parla a Roma, al mondo del pubblico impiego, all’area conservatrice cattolica che teme gli eccessi leghisti. L’altro è il dominus dell’impresa del nord, quella piccola fatta di capannoni affilati lungo le statali venete e di piccole aziende artigiane. I duepoli dell’Italia che tra poco si confronteranno nelle regionali. Sarà in quell’occasione che la destra verificherà quale sarà ancora il suo baricentro. Ed è in quell’occasione che Tremonti si giocherà tutto: la vittoria o la sconfitta finale. Una scommessa estrema. Se l’asse portante della coalizione resterà sotto le alpi, il ministro avrà vinto tutto, rispetto al suo antagonista Fini. Se non sarà così, stavolta rischia davvero una seconda defenestrazione. La coalizione non potrà più tollerare i suoi "no", il suo immobilismo nei confronti della crisi. Nel frattempo però è sempre Berlusconi a dare le carte al tavolo. È questo che unisce Fini e Tremonti a doppio filo. Sono irrimediabilmente marionette nelle mani del leader miliardario. "Chi oggi è stato per il centrodestra la frontiera e il punto di ancoraggio del sistema produttivo - osserva Matteo Colaninno - per effetto del pensiero unico del berlusconismo rischia di essere travolto e disarcionato ". Il destino è impressionante: non è dato un secondo, né un terzo. Nel mondo del premier esiste solo il primo. Da un giorno all’altro, con un fondo di Maurizio Belpietro o ordinato da Vittorio Feltri, si finisce fuori dalla stanza dei bottoni. Anche se c’è la Lega a fare da garante politico. Anche se si governano i tecnici dell’economia. Non basta.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

Un documento anti-Tremonti infiamma il Pdl

di Francesco Costatutti gli articoli dell'autore

La fonte è ben informata e molto vicina al centrodestra, tanto vicina da non poter essere tacciata di disegni sabotatori. La notizia è esplosiva: la frattura interna al Pdl sulle politiche economiche del governo e le azioni di Tremonti rischierebbe di esplodere definitivamente e pubblicamente. La miccia sarebbe innescata da un documento in dieci punti prodotto da un gruppo molto influente di esponenti del PdL. A rivelare il contenuto del documento è il sito Notapolitica, famoso in rete per i suoi sondaggi riservati e per essere animato da un gruppo di giovani e bene informati giornalisti e blogger di centrodestra, tra cui Andrea Mancia, già caporedattore della rivista di centrodestra Ideazione.

Gli esponenti anti-Tremonti del Pdl sarebbero "alcuni tra gli uomini più in vista del centrodestra nazionale: Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Claudio Scajola, Stefania Prestigiacomo e Raffaele Fitto", tutti per ragioni diverse "infastiditi dall'eccessivo protagonismo del superministro". Lo scopo del documento, infatti, sarebbe chiedere a Berlusconi un'inversione di rotta nelle politiche economiche del governo.

Il testo del documento – diffuso da Notapolitica, la sua esistenza era stata già annunciata da Libero – è apertamente critico con l'operato del ministro Tremonti. "Le scelte di politica economica fin qui fatte non appaiono sufficienti a mettere l'economia nazionale su un nuovo sentiero di sviluppo. A questo scopo sono necessarie alcune iniziative di grosso impatto immediato, ma capaci anche di agire sulle aspettative e di innescare processi di crescita auto propulsiva". Seguono dieci punti fitti di proposte che a Tremonti darebbero l'orticaria, a cominciare dalla riduzione dell'imposta di reddito delle persone fisiche (IRE), in un percorso "che conduca alla realizzazione di quelle due sole aliquote a suo tempo promesse e di una contestuale e conseguente riduzione generale della pressione fiscale nel nostro paese".

E poi innalzamento dell'età pensionabile per uomini e donne, un "forte programma di investimenti pubblici che aiuti a sostenere l'economia", l'accelerazione degli investimenti sulle infrastrutture accompagnato al contenimento della spesa corrente. Tutte misure che provocherebbero "un rigonfiamento immediato del deficit pubblico", da qui i mal di testa del ministro Tremonti, ma che non per questo dovrebbero essere evitate. Inoltre, prosegue il documento, "se sono le imprese ad aver bisogno di aiuto, non ha senso proporre aiuti alle banche, nella speranza che queste poi aiuteranno le imprese; si aiutino invece direttamente le imprese". Inoltre, secondo questo gruppo di ribelli sarebbe "del tutto controproducente minacciare le banche con l'istituzione di nuove banche pubbliche. E' difficile che per questa via giunga buon credito a buone imprese. Servono invece buone banche private, in concorrenza fra loro; serve una disciplina severissima che contrasti eventuali accordi a cartelli; servono regole certe e semplici riguardo la trasparenza di prezzi, tassi, commissioni. Ma senza ingerenze della politica, che presto o tardi produrrebbero i danni del passato".

Insomma, uno scontro aperto che rilancerebbe quegli scenari oscuri più volte profetizzati nelle ultime settimane attorno al ministro delle finanze, specie da quando Tremonti è stato "sorpreso" a organizzare un convegno sulla successione di Berlusconi. Scenari secondo cui anche le recenti dichiarazioni del ministro riguardo il "posto fisso" si dovrebbero all'inasprirsi di questo duello e potrebbero portare a una riedizione di quel che accadde nel 2004, quando pressioni sempre crescenti nell'allora Casa delle libertà lo costrinsero alle dimissioni.

21 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2009-10-27

Tra Berlusconi e Tremonti raggiunta la mediazione

27 ottobre 2009

Rutelli lascia e guarda all'Udc, il Pd "tiene"

"Dai nostri archivi"

IL TAGLIO DELL'IRAP / Una mossa giusta, ora diventi realtà

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

Via al nuovo comitato per il Sud

Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

Incontro ad Arcore Berlusconi-Tremonti

È durato poco meno di cinquanta minuti l'incontro di questa sera ad Arcore fra il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il ministro ha lasciato in aula la residenza del Presidente del Consiglio in auto senza alcuna dichiarazione.

Secondo le indiscrezioni filtrate, nel corso dell'incontro Berlusconi avrebbe confermato la fiducia al ministro. Non sarebbe in discussione la promozione a vicepremier, chiesta a gran voce dalla Lega Nord che sostiene il titolare di via XX settembre. Niente dimissioni quindi, anche se nel corso del faccia a faccia Berlusconi ha ribadito a Tremonti la necessità di coniugare rigore dei conti e rilancio dello sviluppo, alla luce del miglioramento della crisi economica.

A Tremonti dovrebbe poi essere affidato un ruolo all'interno del Pdl come capo di un Comitato economico creato ad hoc al quale parteciperanno i tre coordinatori, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, affiancati dai capigruppo del partito alla Camera e al Senato. Il ministro così potrebbe avere un ruolo non ancora previsto dallo Statuto, che lo metta a capo della politica economica del Pdl. Allo stesso tempo, comunque, Tremonti si dovrebbe fare garante della linea indicata ieri dai tre coordinatori dopo l'incontro con Berlusconi, che prevede di coniugare le esigenze del rigore con quelle dello sviluppo. In questa ottica potrebbero arrivare nell'esame della Finanziaria ulteriori misure in questa direzione.

27 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-26

Bossi: Tremonti frena gli spendaccioni nel governo

26 ottobre 2009

Brunetta: via l'Irap in 4 anni

Calderoli: parlare di tagli alle tasse rischia di costringerci a metterne altre

Incontro Berlusconi-Tremonti Bossi: "Governo solido"

La Ue è sempre stata fredda sulla gara al taglio delle imposte (di Antonio Pollio Salimbeni)

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

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Quel buco nero chiamato Irap

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Veneto: alta tensione Pdl-Lega, La Russa smentisce Bossi

Il caso Sud scuote il Pdl, Berlusconi cerca una soluzione

Governo, Bossi ministro delle Riforme, Maroni all'Interno. Calderoli vicepremier

Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi e ministro per le Riforme lancia la sua candidatura alla nomina di Giulio Tremonti a vicepremier. "Sì, da ministro dico che questo potrebbe stabilizzare la situazione. Lui dal punto di vista economico è un ottimo ministro e ha tutti i contatti in Europa", ha detto Bossi, rispondendo ad una domanda sulla nomina di Tremonti a vicepremier a margine di una visita al supermercato a Barlassina, in provincia di Monza.

Un vantaggio di Tremonti come vicepremier sarebbe anche, secondo Bossi, che

l'attuale ministro dell'Economia "è una garanzia perché frena gli spendaccioni che ci sono nel Governo". "Senza Tremonti - ha detto Bossi - c'è il rischio di dover aumentare le tasse per decreto".

Bossi ha poi detto di non temere problemi in corso ad Arcore tra Berlusconi e i tre coordinatori nazionali del Pdl, perché "con Berlusconi e con Fini abbiamo un ottimo rapporto, non temiamo che ci siano destabilizzazioni, noi ci stabilizziamo da soli. Berlusconi non è mica cretino", ha concluso Bossi.

Bossi ha anche negato che, se Tremonti dovesse diventare vicepresidente del Consiglio, commissarierebbe di fatto Berlusconi, come ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

"No - ha detto Bossi- sono tutte stupidaggini. Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere".

Sull'argomento, è intervenuto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa che, uscendo dalla residenza del presidente del Consiglio dopo il vertice con i coordinatori nazionali del Popolo delle Libertà, ha detto che "Tremonti non è stato il tema della discussione. Abbiamo discusso di politica economica, abbiamo parlato del Partito, delle Regionali e del Governo". La Russa ha aggiunto con ironia, rispondendo alla domanda dei giornalisti se Tremonti verrà nominato o meno vice premier: "siete sicuri che è quello che ha chiesto Tremonti?".

26 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Bossi: sì a Tremonti vicepremier

26 ottobre 2009

Brunetta: via l'Irap in 4 anni

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Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

Governo: vertice Bossi-Berlusconi ad Arcore.A Miccichè deleghe sul Sud

Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi e ministro per le Riforme lancia la sua candidatura alla nomina di Giulio Tremonti a vicepremier. "Sì, da ministro dico che questo potrebbe stabilizzare la situazione. Lui dal punto di vista economico è un ottimo ministro e ha tutti i contatti in Europa", ha detto Bossi, rispondendo ad una domanda sulla nomina di Tremonti a vicepremier a margine di una visita al supermercato a Barlassina, in provincia di Monza.

Bossi ha poi detto di non temere problemi in corso ad Arcore tra Berlusconi e i tre coordinatori nazionali del Pdl, perché "con Berlusconi e con Fini abbiamo un ottimo rapporto, non temiamo che ci siano destabilizzazioni, noi ci stabilizziamo da soli. Berlusconi non è mica cretino", ha concluso Bossi.

Bossi ha anche negato che, se Tremonti dovesse diventare vicepresidente del Consiglio, commissarierebbe di fatto Berlusconi, come ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

"No - ha detto Bossi- sono tutte stupidaggini. Tremonti è amico di Berlusconi, gli vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere".

26 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-25

Brunetta: Irap ridotta dal 2010,

si può eliminare in quattro anni

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25 ottobre 2009

Calderoli: parlare di tagli alle tasse rischia di costringerci a metterne altre

Incontro Berlusconi-Tremonti Bossi: "Governo solido"

La Ue è sempre stata fredda sulla gara al taglio delle imposte (di Antonio Pollio Salimbeni)

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

Il Senato prepara il taglio modulare ideato dagli ex An

LA STORIA / Tutti i tentativi di mandarla in soffitta

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Tra rilancio delle riforme e crisi dello Stato

di Stefano Folli

COMMENTI

Quel buco nero chiamato Irap

di Salvatore Padula

"Dai nostri archivi"

IL TAGLIO DELL'IRAP / Una mossa giusta, ora diventi realtà

IL PUNTO / Sulla riforma fiscale Palazzo Chigi annuncia il cambio di passo

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

"Giulio Tremonti è uno dei migliori, se non il migliore, ministro del Tesoro e delle Finanze che abbiamo in Europa" e "non ci possiamo permettere di perderlo". Lo ha detto il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, in un intervento all'emittente radiofonica Rtl in relazione alle polemiche che in questi giorni hanno contrapposto Tremonti al premier in merito alla gestione della politica economica (segnatamente alla possibilità di tagliare l'Irap, su cui è stato per ora irremovibile), e che gli hanno provocato critiche in seno al Pdl. "Tremonti - ha sottolineato Brunetta - ha una fortissima credibilità e la sua credibilità di ministro è la credibilità dell'Italia", "è un rigorista, come lo sono io, come lo siamo tutti. Il rigore però deve essere coniugato con lo sviluppo e l'espansione". La riduzione dell'Irap per Brunetta si può fare, "in maniera progressiva, nell'arco di 3-4 anni", magari partendo "dall'anno prossimo".

Tremonti è già stato vicepremier, ha aggiunto infine Brunetta a proposito dell'ipotesi di una nuova possibile promozione del titolare del Tesoro come possibile sbocco alle tensioni nel governo: "Non ha bisogno di altre etichette, altri galloni o gradi, per governare la politica economica".

Su quest'ultima ipotesi è intervenuto anche Altiero Matteoli in una intervista al Tg3. "Il governo ha bisogno di trovare le soluzioni, non di aumentare le poltrone" ha tagliato corto il ministro per le Infrastrutture. "Nel governo non ci sono pasticcioni – ha aggiunto - ma persone responsabili che cercano di trovare una soluzione per uscire dalla crisi: io parlo ogni giorno con Tremonti e non ho mai sentito dire che voleva rassegnare le dimissioni". E ha chiosato: "Ho trovato un po' curiosa questa polemica sull'Irap perché si tratta di una cosa scritta nel programma. E' chiaro che non la possiamo fare ora perché non ci sono le risorse, ma resta un punto del nostro programma".

In molti nel Pdl insistono che la riduzione delle tasse vada messa al più presto in agenda, lavorando su riduzione degli sprechi, abbattimento della spesa, interventi sulla malagestione delle risorse pubbliche: dal presidente dei deputati Fabrizio Cicchitto al vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello, dal portavoce Daniele Capezzone al ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi e al presidente della commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri. Tutti sono anche convinti che ogni decisione spetti al premier "che ha vinto le elezioni e portato il centrodestra al governo". Ed è facile prevedere, nei prossimi giorni e sui provvedimenti concreti, che ciascuno vorrà far valere la propria visione.

Anche dall'opposizione arrivano prese di posizione contrarie all'ipotesi emersa ieri al vertice tra il premier Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e il leader della Lega Umberto Bossi, grande difensore del ministro. "Mesi fa dicevo che quando saremmo arrivati al dunque – ha affermato Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria Pd - e dalla società fosse arrivato chiaro un messaggio, e cioè che non è vero che i cieli sono azzurri e le nuvole passeggere che la crisi è psicologica o che ce l'abbiamo alle spalle, anche il centrodestra avrebbe dovuto confrontarsi su questo tema. Ora lo fanno ma in modo confuso: uno teorizza "la miglior cosa è non far niente" e gli altri teorizzano "si può fare tutto e di più", come se il debito pubblico non ci fosse. Di fatto – ha continuato Bersani - manca un'idea rigorosa, coraggiosa e razionale, quella di fare una manovra anticrisi prendendo i soldi dove sono e mettendoli dove servono, in modo da rientrare nel giro di qualche anno da un eventuale ulteriore sbilancio".

Più duro il commento del presidente dei senatori Idv: "La coppia Bossi-Tremonti tiene sotto scacco Berlusconi – ha detto Felice Belisario -. Il premier, dopo il diktat della Lega, è stato costretto a rimangiarsi l'ennesima promessa, quella della riduzione immediata e della cancellazione in tempi più lunghi dell'Irap. Tutto questo mentre in Italia cresce drammaticamente la disoccupazione, centinaia di migliaia di piccole e medie imprese chiudono i battenti e il potere d'acquisto di milioni di famiglie diminuisce creando situazioni di disagio fortissime e contraendo in maniera pericolosa la domanda interna".

25 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Calderoli: parlare di tagli alle tasse rischia di costringerci a metterne altre

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25 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

IL TAGLIO DELL'IRAP / Una mossa giusta, ora diventi realtà

Accordo Pdl-Lega sul referendum

Federalismo, prove d'intesa

Governo, Bossi ministro delle Riforme, Maroni all'Interno. Calderoli vicepremier

Legge elettorale, Polo unitoBerlusconi: al voto con l'Udc

Chiedere a Tremonti di fare una politica economica diversa sarebbe come chiedere a Valentino Rossi di andar piano". Lo ha detto il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, intervistato a 'In mezz'ora', spiegando che nel vertice ad Arcore di ieri "non si è parlato di dimissioni, ma di una scelta e di una linea politica".

"Leggo sui giornali - ha aggiunto - che la discussione era stata portata a livello di avere o meno dei galloni. Io credo che sia invece estremamente importante il fatto di una scelta rispetto a una linea politica ed economica di rigore, che ha al contempo dato le risposte in campo sanitario, delle pensioni e del welfare".

Calderoli ha definito quella di Tremonti una linea A "condivisa da Berlusconi" che si contrappone a una linea B che sarebbe quella del partito della spesa. Ma per fare questa seconda scelta, ha osservato, "non c'è bisogno di un fuoriclasse come Tremonti, va bene qualunque tecnico. Ma i tecnici quando li si portano in Parlamento durano come un gatto sull'Aurelia".

Il ministro ha negato che la presenza dei leghisti al vertice di Arcore servisse a difendere il ministro dell'Economia. "Quella di ieri - ha spiegato - è stata una delle innumerevoli occasioni in cui ci troviamo a parlare di politica. Non credo che il ministro Tremonti avesse bisogno di avvocati della difesa, ma piuttosto di parlare di politica. E di politica si è parlato. Un partito della spesa non è neppure ipotizzabile e alla fine credo che tutti si responsabilizzeranno. Parlare della diminuzione delle tasse ci fa correre il rischio di doverne invece mettere. Dopo l'annuncio sull'Irap sono arrivate lettere di varie agenzie di rating che chiedevano informazioni e minacciavano penalizzazioni con perdite per 16-17 miliardi di euro, che ci costringerebbero a mettere nuove tasse, invece di abbassare quelle che ci sono".

25 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Incontro Berlusconi-Tremonti

Bossi: "Governo solido"

24 ottobre 2009

Berlusconi e Tremonti (Imagoeconomica/Mistrulli)

La Ue è sempre stata fredda sulla gara al taglio delle imposte (di Antonio Pollio Salimbeni)

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

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LA STORIA / Tutti i tentativi di mandarla in soffitta

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Tra rilancio delle riforme e crisi dello Stato

di Stefano Folli

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Quel buco nero chiamato Irap

di Salvatore Padula

"Dai nostri archivi"

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

Via al nuovo comitato per il Sud

Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

Il caso Sud scuote il Pdl, Berlusconi cerca una soluzione

Governo, Bossi ministro delle Riforme, Maroni all'Interno. Calderoli vicepremier

 

Alla fine il tanto sospirato chiarimento tra il presidente del Consiglio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è arrivato. Prima un faccia a faccia, poi l'incontro a quattro, con Umberto Bossi, presente anche il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. Tre ore di vertice a villa San Martino, ad Arcore, per tentare di uscire dall'impasse attuale sulla politica economica del governo, dopo le roventi polemiche dei giorni scorsi. Il premier avrebbe rinnovato la fiducia al titolare di via XX settembre purchè le sue proposte siano sempre aperte al confronto con i colleghi di governo. Allo stato, l'idea di tagliare l'Irap lanciata dal Cavaliere rimane in sospeso, ma si continuerá a discuterne a livello collegiale: Bossi dice che verrà tagliata "col tempo" e il sottosegretario Paolo Bonaiuti chiarisce in una nota che "questo obiettivo è nel programma di governo e sarà realizzato quando sarà definita la sua copertura senza provocare aumenti di deficit e di debito pubblico". In ogni caso il cammino della maggioranza prosegue, nel solco indicato dal programma presentato agli elettori. "Siamo una stessa famiglia. Va tutto bene nella maggioranza e il governo è solido", conferma Bossi, gettando acqua sul fuoco dopo il vertice. Il leader della Lega garantisce infatti che il ministro dell'Economia non corre alcun pericolo e continuerà a fare il suo lavoro: "Finchè sono vivo io, non ci saranno problemi". Il responsabile di via XX Settembre lascia Villa San Martino senza rilasciare dichiarazioni o commenti, mentre parla di "clima costruttivo", di "idee molto chiare", invece, il ministro leghista Roberto Calderoli, e il leader della Lega Bossi specifica che la candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione Veneto sarà "certamente" di matrice leghista, anche se decisioni ufficiali saranno probabilmente rinviate a un vertice successivo, fose la prossima settimana, presente anche Gianfranco Fini.

24 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-23

Tensione Berlusconi-Tremonti sul taglio dell'Irap.

23 ottobre 2009

Berlusconi e Tremonti divisi dall'Irap: rinviato il Cdm (Imagoeconomica/Mistrulli)

La Ue è sempre stata fredda sulla gara al taglio delle imposte (di Antonio Pollio Salimbeni)

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

Il Senato prepara il taglio modulare ideato dagli ex An

LA STORIA / Tutti i tentativi di mandarla in soffitta

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Tra rilancio delle riforme e crisi dello Stato

di Stefano Folli

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Quel buco nero chiamato Irap

di Salvatore Padula

"Dai nostri archivi"

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

Via al nuovo comitato per il Sud

Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

Il caso Sud scuote il Pdl, Berlusconi cerca una soluzione

"C'è un tentativo di far fuori Tremonti. Ma io lo proteggo". È questa frase di Umberto Bossi a "illuminare" di senso una giornata un po' surreale, nella quale accade di tutto: salta un consiglio dei ministri, il premier Silvio Berlusconi rinvia la partenza dalla Russia a causa di "una tempesta di neve" non rilevata dai siti meteo di Stato russi, Giulio Tremonti smentisce la smentita del Tesoro su sue presunte dimissioni, la Lega lo appoggia, pronta persino alla crisi di governo e a far saltare il tavolo delle intese regionali, se non si metterà fine al florilegio di dichiarazioni, interviste e documenti apocrifi che vorrebbero correggere la politica economica.

Il premier, seriamente preoccupato, per tutta la notte va avanti in una lunga mediazione con il titolare dell'Economia che ha per oggetto in larga parte l'annuncio del taglio dell'Irap. Si concorda di avere presto un "vis a vis", di rinviare al prossimo mercoledì il cdm di oggi, nel quale Tremonti avrebbe potuto mettere sul tavolo persino le sue dimissioni (o - si vocifera nel Palazzo - la richiesta di una vicepremiership per rafforzare la sua azione).

Dalla Russia il Cavaliere cerca in tutti i modi di "convincere" Tremonti, assicurandogli che nulla sarà fatto contro la sua volontà, si troverà un'intesa, ci sarà un chiarimento e la riduzione dell'Irap verrà semmai spalmata negli anni. Berlusconi strappa intanto al ministro la promessa che verrà smentita a breve l'indiscrezione di una sua volontà di dimettersi, mentre Tremonti chiede in cambio una marcia indietro netta sull'Irap. Il premier così resta sul lago Valdai con Putin. Poi, nel pomeriggio, vola a Milano in attesa del chiarimento: rinviato a lunedì, in occasione della consueta cena ad Arcore con Umberto Bossi ospite fisso.

Intanto, il consiglio dei ministri convocato per mezzogiorno salta, un gruppetto di esponenti del governo non avvertito per tempo resta a protestare con Gianni Letta, mentre diversi ministri del Pdl iniziano a spargere miele: da Ignazio La Russa a Maurizio Sacconi a Sandro Bondi, tutti si prodigano nel confermare che sull'Irap non ci sarà alcuna accelerazione. Arriva una prima nota, di fonti del Tesoro, per smentire la volontà di dimissioni da parte di Tremonti.

Ma per il titolare dell'Economia ancora non basta. Passano le ore e la marcia indietro sull'Irap, che lui avrebbe voluto netta almeno quanto l'annuncio, non arriva. Tremonti perciò ribalta la situazione. "Per quanto mi riguarda, nessuna delle note in circolazione corrisponde a verita". "L'aereo di Berlusconi, bloccato da una tempesta di neve?... Credo sia stato bloccato da una fitta coltre di nebbia. Una nebbia molto ma molto fitta...", fa sarcasmo il titolare del Tesoro presentandosi puntuale alla riunione pomeridiana a Palazzo Chigi per la Conferenza Stato-Regioni. È a questo punto che il sottosegretario Letta, presiedendo la stessa riunione, si vede costretto a ridimensionare il primo annuncio sull'Irap: la riduzione, assicura, "è solo un riferimento programmatico e non ci sono scadenze".

La tensione resta alta, la Lega "blinda" decisamente Tremonti e l'asse con il Carroccio è confermato dalla eloquente frase pronunciata a sera dal ministro di via XX Settembre: "Il ragionamento sull'Irap prenderà attuazione in linea con il federalismo fiscale". Berlusconi per primo sa che ogni rottura potrebbe sfociare addirittura in una crisi di governo. Ma al tempo stesso in molti raccontano che il premier stavolta sia davvero determinato ad avocare a sè l'ultima parola sulle scelte economiche e su altre delicate decisioni in questa difficile fase politica. Intanto, continuano a non mancare nuovi documenti anti-Tremonti e indiscrezioni di cene riservate (l'ultima ieri sera a casa di Fabrizio Cicchitto, con diversi ministri ex Forza Italia ed ex An) nelle quali si finirebbe per parlare di politica economica e del titolare del tesoro.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

Berlusconi e Tremonti divisi dall'Irap: rinviato il Cdm

23 ottobre 2009

Berlusconi e Tremonti divisi dall'Irap: rinviato il Cdm (Imagoeconomica/Mistrulli)

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

Il Senato prepara il taglio modulare ideato dagli ex An

LA STORIA / Tutti i tentativi di mandarla in soffitta

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Tra rilancio delle riforme e crisi dello Stato

di Stefano Folli

PILLOLA POLITICA

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

di Emilia Patta

COMMENTI

Quel buco nero chiamato Irap

di Salvatore Padula

"Dai nostri archivi"

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

Marcegaglia: no al posto fisso Berlusconi difende Tremonti

Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

La manovra di Tremonti: tagli alla spesa e la card per gli anziani

 

Berlusconi e Tremonti divisi dall'Irap. L'annuncio da parte del premier del taglio all'Irap ha creato frizioni. Intanto il Consiglio dei ministri previsto per le 12 è stato rinviato a data da destinarsi. E mentre a Palazzo Chigi si attende l'arrivo del premier Silvio Berlusconi di rientro dalla Russia, in ritardo per il malpempo, gli stretti collaboratori di Tremonti fanno sapere che resta ferma la linea del rigore sui conti pubblici. Fonti di via XX settembre smentiscono anche qualsiasi ipotesi di dimissioni del ministro dell'Economia. "Presto - fanno sapere - ci sarà un chiarimento con il presidente del Consiglio per ripartire più forti di prima". L'incontro fra il titolare dell'Economia e il premier è previsto al rientro del Cavaliere dalla Russia.

"C'è un tentativo di fare fuori Tremonti, ma io lo proteggo", ha detto il leader della Lega

Nord, Umberto Bossi.

Il Governo aveva reso noto ieri Berlusconi in un saluto inviato all'assemblea della Cna, ha "allo studio altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi, il taglio graduale dell'Irap, fino alla sua soppressione, anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l'estensione della Tremonti Ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca". Massimo riserbo da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che avrebbe voluto aspettare di conoscere i proventi dello scudo fiscale, per tenere dritta la barra dei conti, prima dell'annuncio di un taglio all'Irap. Ieri sera il premier e il titolare del Tesoro hanno avuto un colloquio telefonico.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato

di Emilia Patta

23 Ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

Marcegaglia: no al posto fisso Berlusconi difende Tremonti

Berlusconi-Tremonti: per il Sud allo studio piano pluriennale

Il caso Sud scuote il Pdl, Berlusconi cerca una soluzione

Aspettare di conoscere i proventi dello scudo fiscale. Il verbo di Giulio Tremonti sulle misure che andranno ad accompagnare la Finanziaria resta sempre lo stesso. Perciò ieri il ministro si è chiuso nel massimo riserbo dopo che le agenzie hanno rilanciato l'annuncio del premier sull'Irap. Un passo, quello di Silvio Berlusconi, che è arrivato dopo il "giallo" del documento del Pdl sulla politica economica in cui si chiedeva appunto il taglio delle tasse. Un testo di cui nessun big del Pdl ha voluto prendersi la paternità ma che stamattina è stato pubblicato quasi per intero da Libero, assieme a un editoriale che invitava Tremonti al taglio delle tasse promesso agli elettori. Editoriale gemello anche sul Giornale diretto da Vittorio Feltri.

Ieri in serata una telefonata tra Berlusconi e Tremonti ha voluto allontanare l'immagine di un contrasto tra il premier e il suo ministro dell'Economia. Certo Berlusconi nei giorni scorsi ha avuto contatti con chi, come l'ex aennino Mario Baldassarri, ha elaborato una serie di emendamenti sull'Irap presentandoli per la discussione in Senato sulla Finanziaria (si veda articolo a fianco). Non a caso le dichiarazioni più soddisfatte sull'Irap venivano ieri da esponenti ex An ("un'importante direzione di marcia" per Ignazio la Russa). Soddisfatto per l'uscita di Berlusconi anche Claudio Scajola, a completare il partito nel Pdl che vuole misure più incisive per il rilancio dell'economia, con un occhio anche alle elezioni regionali.

Il titolare del Tesoro riceve sollecitazioni da più parti e il suo riserbo non nasconde l'irritazione. Tremonti, giustamente, sa di dover tenere dritta la barra dei conti, in un momento in cui l'Italia è anche sotto osservazione delle agenzie di rating internazionali. Il partito del "cambio di passo" oggi ha incassato la mossa di Berlusconi. Ma Tremonti ha incassato ancora una volta l'esplicito sostegno di Umberto Bossi: "Questo governo non si regge senza Tremonti, lui è intoccabile". Oggi il Consiglio dei ministri sarà l'occasione per un chiarimento.

23 Ottobre 2009

 

 

 

 

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

di Emilia Patta

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22 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Marcegaglia: no al posto fisso Berlusconi difende Tremonti

IL PUNTO / Tremonti alla ricerca di nuove sintesi per il centro-destra del futuro

Rimboccarsi le maniche e al lavoro

Tremonti: "Alle priorità sociali l'eventuale maggiore gettito"

Fondi Mezzogiorno, il Piano Sud di Berlusconi

Interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. In primis "il taglio graduale dell'Irap fino alla sua soppressione". È lo stesso Silvio Berlusconi, impegnato a Mosca in un vertice informale con Putin ed Erdogan sul dossier energia, a tagliare la testa a tutte le polemiche interne alla maggioranza in un messaggio inviato all'assemblea degli artigiani e letto dal sottosegretario a Palazzo Chigi Gianni Letta. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, e la sua giusta esigenza di preservare i conti pubblici, appaiono effettivamente "sotto assedio".

Ieri il giallo del documento del Pdl sulla politica economica in cui si chiedeva appunto il taglio delle tasse – Irpef compresa – da finanziare con l'innalzamento dell'età pensionabile e il contenimento della spesa, a partire dai costi della politica e in particolare dal "pletorico mondo delle società partecipate degli enti locali". A pioggia le smentite dei principali "sospettati", il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola e il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. Subito dopo una nota ufficiale del Pdl che definisce il documento "fantomatico". Epperò questa mattina lo stesso documento si trova ampiamente sintetizzato e commentato sul quotidiano Libero, che nell'editoriale di Maurizio Belpietro invita Tremonti al taglio delle tasse promesso agli elettori. Stesso tono per l'editoriale del Giornale diretto da Vittorio Feltri (titolo "Caro Berlusconi è ora di tagliare le tasse"). Da segnalare anche l'intervista di Maurizio Gasparri allo stesso Libero: "Nessuna trama contro Giulio. Ma ora non potrà fare tutto da solo, dovrà sedersi attorno a un tavolo e discutere". Rincara il ministro Scajola: "Tremonti ha fatto bene a preservare i conti pubblici, ma ora serve altro".

L'Irap, la tassa regionale sulle imprese, garantisce all'erario regionale un gettito annuo di circa 40 miliardi di euro. Non è piccola cifra. Resta da vedere quello che farà Tremonti. Il pressing e l'insoddisfazione dei ministri, costretti a tenere chiuso il cordone della borsa, è ormai chiaro e palpabile. E si sta riversando in queste sulla Finanzairia in discussione in Senato. La richiesta del cambio di passo è evidente, e con la sua nota Berlusconi stesso se ne fa interprete. Il ministro dovrà trovare una sintesi tra il condivisibile rigore sui conti e l'esigenza di dare una spinta all'economia. Intanto sarà impegnato nel week end a Lecce, dove Aspen Italia aprirà il secondo dei Seminars for Leaders 2009 aprendo i lavori con una discussione sull'Italia e il suo Sud. Tra i partecipanti – solo per fare qualche nome – Giuliano Amato, Massimo D'Alema e Guglielmo Epifani.

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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